La manovra del governo inciderà parecchio sull’età per andare in pensione. In pratica si dovrà attendere fino a cinque anni in più per andare in pensione di anzianità e di vecchiaia. L’innalzamento dell’età di vecchiaia nel 2050 arriverà alla soglia di 69 anni e 4 mesi. Ma già dal 2015 ci saranno i primi effetti, per la pensione di vecchiaia si dovrà aspettare 66 anni.
E’ quanto stabilito dal rapporto elaborato in sede tecnica, anticipata dal quotidiano “La Repubblica”.
Le direttive dell’intervento sono due. La prima è contenuta nel decreto correttivo dei conti pubblici, la seconda nel regolamento Sacconi-Tremonti firmato nei giorni scorsi in attuazione della legge 3 agosto 2009.
Come è noto la manovra sposta le finestre di uscita, dunque coloro che matureranno i requisiti dal 1° gennaio 2011 dovranno aspettare dodici mesi, se dipendenti, e diciotto se autonomi.
Ma il deciso cambio di direzione arriva dal regolamento Sacconi-Tremonti: si annulla l’attuale sistema delle quote e si passa a un sistema che innalza l’età anagrafica di pensionamento in vecchiaia e anzianità in relazione all’allungamento medio della speranza di vita rilevato dall’Istat. In base a questo meccanismo dal 1° gennaio 2016 l’elevazione dell’età avverrà con cadenza triennale, ovvero uno scatto di tre mesi alla volta.
Conseguenze? Chi ha iniziato a lavorare 20 anni fa e andrà in pensione attorno al 2031, dovrà attendere, per gli uomini, 68 anni per la vecchiaia (tre in più rispetto ad oggi) e fino a 65 anni per l’anzianità ( quattro in più). Per i neo assunti, con il pensionamento nel 2050, saranno necessari 69 anni e 4 mesi (cinque anni in più rispetto all’attuale).