Dopo quota 100, spunta la possibilità di andare in pensione con quota 94. Secondo quanto previsto dalla circolare Inps n. 10/2019 sarà possibile lasciare il lavoro anche con almeno 59 anni d’età e 35 di contributi al 31 dicembre 2018, ovvero “quota 94”. Ma solo se l’azienda si impegna ad assumere.
COME FUNZIONA – In pratica, come spiega ItaliaOggi, l’azienda può decidere di lasciare a casa i lavoratori con almeno 59 anni d’età e 35 di contributi al 31 dicembre 2018, riconoscendogli un assegno straordinario erogato dai fondi di solidarietà fino alla maturazione di quota 100 (entro il 31 dicembre 2021).
LA CONDIZIONE DA RISPETTARE – La condizione necessaria, però, sarà la firma di un accordo bilaterale che fissi il numero di lavoratori da assumere in sostituzione dei pre-pensionati e il pagamento degli oneri, assegni e contributi di pre-pensionamento fino al raggiungimento dei requisiti minimi per Quota 100, i 62 anni anagrafici e i 38 di contributi. Il costo di questa operazione è a carico del datore di lavoro. Questo tipo di “scivolo” è possibile con un accordo aziendale e territoriale che sancisce una sorta di ricambio generazionale con un numero di unità da assumere rispetto al numero di unità che accedono al pre-pensionamento.
Nello specifico, l’articolo 22 della legge 9 stabilisce, ai commi 1 e 2, che i “Fondi di solidarietà bilaterali di settore” potranno erogare un “sostegno straordinario” rispetto a quello di “sostegno al reddito”, a coloro i quali raggiungano quota 100 nei successivi tre anni.
Nella circolare n. 10/2019, viene specificato anche che con isopensione Fornero, vietata per quota 100, possono mettersi a riposo quanti, al 31 dicembre 2018, avevano almeno 34 anni di contributi (precoci) o 34 anni e 10 mesi (donne) o 35 anni e 10 mesi (uomini), cioè con sette anni di anticipo rispetto ai nuovi requisiti per la pensione anticipata.