Pensioni, spunta Quota 102. Cosa prevede la proposta di riforma

La nuova flessibilità si baserebbe su una Quota 102, con un criterio anagrafico peggiorativo.

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Redazione

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Chiusa la sperimentazione su Quota 100 – opzione che resta comunque disponibile per tutto il 2021 – il confronto prosegure su come evitare l’effetto scalone al termine della stessa.

Lavoratori e sindacati chiedono una misura strutturale che possa finalmente superare le criticità della legge Fornero. Un intervento è comunque indispensabile, considerando che dal 2022 termineranno le sperimentazioni legate non solo a Quota 100, ma anche all’Ape sociale e all’opzione donna.

Verso Quota 102?

Stando alle più recenti indiscrezioni, la nuova flessibilità si baserebbe su una Quota 102. Ne ha parlato Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari previdenziali, sul Corriere della Sera. Secondo Brambilla il superamento di Quota 100 dovrebbe prevedere diversi fattori. Tra questi la messa in funzione e l’utilizzo dei cosiddetti fondi di solidarietà per i lavoratori con problemi di salute, familiari a carico da curare, lavori pesanti, in mobilità (la vecchia Ape social) o precoci. Ma tra le soluzioni indicate c’è anche la cosiddetta Quota 102.

Il meccanismo

Si tratta di un pensionamento flessibile che permetterebbe di uscire dal mondo del lavoro “a 64 anni di età anagrafica (indicizzata alla aspettativa di vita) e 38 anni di contributi di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari)” Secondo quanto affermato da Brambilla, “la pensione anticipata dovrebbe essere resa stabile con 42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno perle donne”.

I vantaggi di Quota 102

Ma quanto costerebbe Quota 102? Al momento si parla di oltre 8 miliardi di euro. Un flusso in uscita per competenza, però, e non per cassa, che andrebbe via via diminuendo nei prossimi anni. La riforma interesserebbe circa 150mila persone ogni anno, che andrebbero ad aggiungersi alle 350mila che già regolarmente vanno in pensione.

Questo meccanismo, secondo i tecnici, potrebbe anche tornare molto utile in situazioni di crisi aziendali, a fianco dei più “classici” ammortizzatori sociali.