Pensioni, in piena crisi si pensa a una riforma: possibili aumenti e sospensioni

Coronavirus e Riforma pensioni, l'appello al Governo: bisogna tutelare le categorie più deboli

Il Coronavirus ha spostato inevitabilmente l’attenzione su quelle che oggi sono le fasce più deboli della popolazione. Chi già prima della pandemia faticava ad arrivare a fine mese, adesso è costretto ad affrontare una doppia crisi: sanitaria ed economica.

Tra le categorie più svantaggiate, come i sindacati stanno facendo notare da diverse settimane, rientrano sicuramente i pensionati che percepiscono assegni minimi, per i quali si continua a chiedere a gran voce una riforma, anche in piena pandemia.

Pensioni: gli aiuti chiesti al Governo

Se l’economia traballa, il debito pubblico aumenta e le casse dello Stato rischiano di prosciugarsi, a pagarne le conseguenze saranno sopratutto le fasce più deboli della popolazione. Di questo ne è convinto Paolo Pedretti, segretario generale del sindacato pensionati Cgil, che si è rivolto direttamente al Governo affinché aiuti specifici vengano riconosciuti oggi ai titolari di pensioni minime.

I pensionati che ricevono mensilmente importi che vanno dai 400 ai 600 euro faticavano già a far quadrare i conti prima dell’emergenza Coronavirus, ma adesso sono ancora più esposti al rischio povertà. D’altronde, con i prezzi dei beni di prima necessità che continuano a salire e i servizi assistenziali ridotti allo stremo, non c’è da meravigliarsi se i pensionati più poveri sono tra i soggetti in questo momento più in difficoltà.

Se l’Esecutivo ha dunque varato aiuti per i liberi professionisti, le famiglie e i lavoratori bloccati a casa, adesso – secondo Pedretti – è arrivato il momento di pensare agli esclusi dal decreto, ovvero ai titolari di pensioni minime.

Riforma pensioni: stop a quota 100 e aumento importi minimi

Che un aiuto concreto debba essere riconosciuto ai pensionati ne è convinto anche il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, ex esponente del Pd passato a Italia Viva. Poiché le risorse dello Stato non sono inesauribili, l’Onorevole ha auspicato un’imminente riforma delle pensioni.

Continuare a finanziare interventi come quota 100 o il reddito di emergenza (proposto dal Movimento 5 Stelle) sarebbe secondo lui insostenibili. Per questo motivo, ha spiegato, il Governo dovrebbe abolire gli aiuti assistenziali e previdenziali più “dannosi” per il Paese e ridefinire le priorità.

Da qui, quindi, la proposta di abolire quota 100 e di rivedere l’erogazione del reddito di emergenza, in modo tale da redistribuire le risorse e concentrarle tutte su una riforma delle pensioni che riconosca specifici aumenti ai titolari di importi minimi e maggiori tutele a chi è in difficoltà.

Coronavirus, serve una riforma delle pensioni che pensi agli esodati

Impegnato com’è a gestire l’emergenza Coronavirus, il Governo nel suo decreto non ha affrontato il problema degli esodati in Italia. Una categoria questa che, come ha sottolineato in un comunicato Gabriella Stojan, coordinatrice del Comitato 6.000 Esodati Esclusi, rischia di essere oggi dimenticata.

Il problema, ha spiegato, è che l’Esecutivo, impegnato com’è a fronteggiare la crisi sanitaria ed economica del Paese, potrebbe dimenticarsi delle condizioni in cui queste persone sono costrette a vivere oggi. Si tratta di soggetti già particolarmente provati dagli eventi e già ampiamente trascurati negli ultimi anni.

“In questi giorni drammatici per il Paese, il Governo ha preso l’encomiabile decisione di emanare provvedimenti per fronteggiare le conseguenze economiche dell’epidemia sui cittadini, decidendo di sforare anche i limiti imposti al bilancio e chiamando all’appello della solidarietà nazionale tutte le forze politiche” si legge nella nota di Stojan, dove poi è stato aggiunto: “In questo frangente non si possono più accampare le vergognose scusanti di mancanza di fondi“.

L’auspicio e l’invito fatto rimane quello di pensare (ora più che mai) ad una Riforma delle pensioni che renda giustizia anche a questa categoria, sperando che gli aiuti riconosciuti dallo Stato non si limitino ad essere – come è stato scritto – “elemosine temporanee”, ma il primo passo verso un impegno concreto che vada oltre l’emergenza sanitaria.