Pensioni, Quota 100: ecco perchè potrebbe costare più del previsto

Secondo l'Ufficio parlamentare di Bilancio negli ultimi mesi del 2021 - quando cioè si avvicinerà il momento dell'addio - potrebbe scattare la corsa dell'ultimo minuto

Un addio che potrebbe costare caro, più del previsto. Tradotto: una chiusura col botto, in tutti i sensi.  Come noto ormai, nel 2021 calerà il sipario su Quota 100, la discussa misura in ambito pensionistico a trazione leghista messa a punto nella precedente esperienza di Governo che consente di andare in pensione a 62 anni e 38 di contributi minimi.

E proprio negli ultimi mesi del 2021, quando cioè si avvicinerà a grandi passi il momento dell’addio, potrebbe scattare la più classica delle corse, tutta all’italiana, sul fotofinish agli sportelli di Caf e patronati. Ad ipotizzarlo è l’Ufficio parlamentare di Bilancio nel suo ultimo report. I tecnici dell’UpB parlano di “effetto soglia/discontinuità”: se rispuntassero tutti i lavoratori che nel 2020 non hanno scelto di pensionarsi con “Quota 100”, i risparmi previsti in 1,3 miliardi potrebbero ridursi fino a 600 milioni.

Spazio anche ad una stima più cauta: qualora la corsa degli ultimi mesi si determini con una propensione media al pensionamento del 65% anziché del 100%,  la minore spesa scenderebbe a 840 milioni con un tasso di rifiuto delle domande presentate all’Inps del 10% .

Il tema delle pensioni resta comunque sempre al centro del dibattito e dell’agenda politica tanto che il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha già dichiarato in più di un’occasione di voler superare la riforma attuata dalla Fornero nel 2011 e che per questo motivo già il prossimo gennaio convocherà i sindacati per avviare un confronto. Ed ecco che spunta l’ipotesi estensione di Quota 41 per tutti che permetterebbe di accedere alla pensione con 41 anni di contributi senza alcun vincolo riguardante l’età. Al momento, tale soluzione è prevista solo per alcune categorie di precoci, quali disoccupati, invalidi, caregiver, addetti a mansioni gravose e usuranti.

Ad oggi, Quota 41 concede l’uscita anticipata dal mercato del lavoro, consentendo a quei lavoratori (i cosiddetti  precoci) che hanno maturato 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età di ottenere la pensione (con 41 anni di contributi versati).

Un’ idea che i sindacati sposerebbero molto volentieri.