Nel frattempo, sembra che Quota 100 abbia perso appeal. Nel mese di giugno, secondo l’Inps, sono state presentate solo 47.810 domande, meno di un terzo delle domande accolte nell’intero 2019. L’Inps nel bilancio di previsione stima un calo di oltre 21mila unità per i pensionamenti anticipati complessivi rispetto a quelli di vecchiaia. Ma gli anticipi potrebbero essere ancora meno. A questo punto potrebbe essere addirittura sovradimensionata la voce di 3 miliardi di nuovi trasferimenti dello Stato, quest’anno, per la sola copertura di Quota 100, misura sperimentale che chiuderà la sua parabola il 31 dicembre 2021.
Sottotono anche Opzione donna, altra modalità di pensione anticipata – che consente di ritirarsi con un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e 59 anni (per le autonome) -scelta da appena 8.842 soggetti nei primi due trimestri.
Numeri al ribasso su Quota 100 anche per il sindacato Cgil che in un report di fine luglio ha stimato in non più di 113mila le domande accolte a fine anno, contro le 327mila che si erano ipotizzate all’inizio della sperimentazione. Gli analisti prevedono per quest’anno una minore spesa complessiva per circa 2,9 miliardi sulle uscite, gli anticipi con blocco della speranza di vita e Opzione donna. Un margine di finanza pubblica utile, secondo la Cgil, per disegnare nuove soluzioni di flessibilità sostenibile a partire da 2022.
CHE SUCCEDE DOPO? – L’ipotesi attualmente allo studio è una riforma del sistema pensionistico che estenda Quota 41 a tutti i lavoratori per superare lo scalone con la fine di Quota 100. Quota 41 altro non è che il ritiro dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età compiuta.