Via libera al part-time agevolato in uscita per i lavoratori vicini alla pensione. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha firmato il decreto che disciplina la novità introdotta dalla Legge di Stabilità 2016, e che ha come finalità quella di promuovere un principio di ‘invecchiamento attivo’, ovvero di uscita graduale dall’attività lavorativa.
CHI PUO’ OTTENERLO – I lavoratori del settore privato assunti con contratto a tempo indeterminato e ad orario pieno potranno concordare con il proprio datore di lavoro il passaggio al part-time. Tali soggetti devono però possedere il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia, ossia 20 anni di anzianità contributiva e il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018 – 66 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti maschi mentre per le lavoratrici del settore privato 65 anni e 7 mesi per il biennio 2016-2017 e 66 anni e 7 mesi per il 2018.
COME FUNZIONA – Passando al part-time, l’orario di lavoro viene ridotto tra il 40 ed il 60% e si riceve ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse che corrisponde ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato.
COME SI OTTIENE – Per accedere al part-time agevolato, il lavoratore interessato deve richiedere all’Inps – o attraverso i patronati, o via web se si ha il Pin oppure ancora agli sportelli dell’Istituto – la certificazione che attesta il possesso del requisito contributivo e la maturazione di quello anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Una volta ottenuta la certificazione da parte dell’Inps, il lavoratore ed il datore stipulano un “contratto di lavoro a tempo parziale agevolato” nel quale viene indicata la misura della riduzione di orario. Il contratto sarà di durata pari al periodo che manca al lavoratore per arrivare alla pensione di vecchiaia.
Una volta siglato il contratto, nel giro di cinque giorni devono arrivare prima il nulla osta della Direzione territoriale del lavoro e quindi, in altri cinque giorni, l’autorizzazione conclusiva da parte dell’Inps.
Le risorse stanziate dal governo per coprire la contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, sono 60 milioni per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018.
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