Pensione ‘in prestito’: ecco il piano per l’uscita anticipata dal lavoro

Ipotesi di "prestito previdenziale" per aumentare la flessibilità previdenziale in uscita

La riforma Fornero non si tocca ma il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sta lavorando a una proposta che consenta l’accesso alla pensione anticipata per alcuni lavoratori, evitando gli errori commessi sugli esodati.

L’ipotesi allo studio, nell’idea del ministro, darà vita a un provvedimento complesso che può prevedere il contributo anche da parte delle aziende. Il prepensionamento sarà possibile infatti, su base volontaria e in presenza di particolari requisiti, grazie al contributo di tre soggetti: Stato, imprese e lavoratori.
Ricordiamo invece che allo stato attuale, secondo quanto previsto dalla riforma Fornero, tocca al datore di lavoro accollarsi il pagamento dei contributi dovuti dal lavoratore che conclude in anticipo l’attività.

La flessibilità in uscita – ambita dalle aziende e spesso anche dai lavoratori – costa, ed è difficile far quadrare il cerchio dei conti, superando indenni lo scoglio dei limiti di bilancio e delle scarse risorse.
Per questo il governo avanza l’ipotesi del “prestito pensionistico“, da estendere anche alle aziende sotto i 15 dipendenti, con un sostegno economico che poi però verrebbe restituito gradualmente dopo il pensionamento.

REQUISITI
Lo strumento in esame è finalizzato a favorire la transizione dal lavoro alla pensione, fermi restando i requisiti dell’attuale normativa. Si tratterebbe di garantire, come si legge su Il Sole 24 Ore, “un reddito transitorio fino al pensionamento per lavoratori che abbiano ancora 2-3 anni da maturare per raggiungere il requisito anagrafico per vecchiaia o anzianità e almeno 35 o 36 anni di contributi già versati; ovvero un montante contributivo capace di garantiere un futuro assegno INps pari a 1,7-2 volte il minimo“. 

Occorre fare spazio ai giovani e la riforma delle pensioni, che ha allungato l’età lavorativa delle persone rischia ostacolare ulteriormente l’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove generazioni. Anche l’opzione della cosiddetta staffetta generazionale, un sistema che coniuga l’accompagnamento alla pensione dei lavoratori anziani, proponendo loro ad esempio di accettare un part time fino alla fine della carriera, con l’ingresso dei giovani in azienda, rischia di rivelarsi troppo oneroso. La sperimentazione della “staffetta” in corso in Lombardia e in Emilia Romagna potrà fornire degli elementi preziosi per valutare la formula su scala nazionale.