I dottori commercialisti – forse caso unico in Italia – vedranno in futuro crescere i propri assegni pensionistici. Ha infatti avuto il via libera ministeriale la delibera con cui la Cassa previdenziale di categoria (Cnpadc) “riconosce sui montanti contributivi calcolati al 31 dicembre 2014 degli iscritti non pensionati un ‘extra-rendimento’ della gestione patrimoniale del 2,81% che si aggiunge all’1,5% già previsto da Regolamento, per un tasso di capitalizzazione complessivo per l’anno 2015 del 4,31%”.
Ma non si tratta di regalìe, bensì di un’oculata gestione con conseguente redistribuzione delle risorse da parte dell’ente previdenziale, che sottolinea che “circa 76,7 milioni di euro, accantonati negli ultimi esercizi grazie ai maggiori rendimenti effettivamente realizzati dalla Cassa sul patrimonio rispetto alla media quinquennale del Pil, vengono riversati sui montanti per rafforzare le future pensioni” dei professionisti iscritti, incluse quelle pagate a partire dal 2016 i cui importi verranno ricalcolati in lieve aumento”.
I fondi accantonati e ora redistribuiti si riferiscono al periodo 2011-2014 ma, spiega il presidente della Cnpadc Renzo Guffanti, la buona gestione dell’ente ha consentito di accantonare altri 50 milioni nel 2015 e circa una sessantina nel 2016 cosicché “già nel 2017 si potrebbe ipotizzare la possibilità di consegnare alle future pensioni dei dottori commercialisti altri 110-115 milioni”.
I conti della Cassa indicano, nel 2015, uscite per trattamenti pensionistici e assistenziali per 271,5 milioni (erano 217 milioni nel 2011) ed entrate contributive per 746 milioni (erano 596 nel 2011) e un avanzo corrente di 565,5 milioni.
Il tutto per un rapporto fra iscritti e pensionati di 9,3 (64.921 iscritti contro 6.987 pensionati) che assicura alla gestione una certa tranquillità.
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