Dopo le ‘sollecitazioni’ del rapporto sull’Italia di metà settembre, che potete leggere sotto, il Fondo Monetario Internazionale torna a premere sul Belpaese per un forte intervento sul sistema pensionistico, che a giudizio dell’istituto continua a rappresentare una delle ‘zavorre’ del sistema economico. Questa volta a farsi sentire è stato Kenneth Kang, a capo della missione Fmi per l’Italia, il quale ha chiarito che “L’Italia resta un paese vulnerabile” sui mercati, anche se “il debito pubblico è sostenibile. Ovvero, è necessario cambiare passo a suon di riforme strutturali per evitare conseguenze gravi nei prossimi anni. Per crescere l’Italia – ha sottolineato Kang – ha bisogno di ridurre le tasse sul lavoro, fare investimenti pubblici, rendere la spending review parte integrante del bilancio”. Ma soprattutto, ha rilevato, “In Italia la spesa pensionistica è decisamente troppo alta, e dunque “una riduzione della spesa pubblica che rimetta il Paese sui binari giusti non può non passare da una revisione della spesa pensionistica”.
IL RAPPORTO DEL 20 SETTEMBRE – Dopo l’Ocse anche il Fondo Monetario Internazionale certifica la recessione italiana. l’istituto presieduto da Cristine Lagarde ha tagliato le sue stime dal +0,3% iniziale a -0,1%, che certifica che nel 2014 non solo non ci sarà alcuna ripresa, ma proseguirà la recessione per il terzo anno consecutivo, il quinto dal 2008. Non solo, perchè il debito toccherà il picco del 136,4% e la disoccupazione presumibilmente il picco massimo dal dopoguerra, al 12,6%. Serve dunque un’azione radicale, dice il Fmi, perché la crescita stenta, serve una correzione subito da 7/8 miliardi per l’accantonamento inevitabile se nel 2015 si vuole abbassare il debito.
JOBS ACT PROMOSSO – Come prevedibile al FMI non dispiace la flessibilizzazione del mercato del lavoro insita nel Jobs Act. Nel rapporto sull’Italia diffuso il 20 settembre il Fondo plaude alla “coraggiosa agenda di riforme” presentata dal premier Matteo Renzi in materia di mercato del lavoro, sistema giudiziario e pubblica amministrazione, ma avverte: “Una rigida attuazione è ora essenziale per creare posti di lavoro, aumentare la produttività e far decollare la crescita potenziale da un minimo stimato allo 0,5 per cento”. Il board sottolinea “l’urgenza delle riforme del mercato del lavoro per ridurrre il dualismo e aumentare la flessibilità. In particolare ritiene utili misure che portino a «contratti di lavoro semplificati con protezioni crescenti e un decentramento della contrattazione salariale a livello aziendale”. Un contratto unico di assunzione a tutele crescenti “metterebbe i lavoratori su un piano più equo e darebbe ai datori di lavoro un incentivo a investire nei loro dipendenti”, afferma l’istituzione nel rapporto diffuso al termine della missione di ispezione annuale in Italia. Promosso quindi il progetto appena approvato in Commissione al Senato.
INTERVENIRE SULLE PENSIONI – Tuttavia il FMI si mostra scettico sui reali benefici della spending review se non saranno toccate almeno le pensioni, la cui spesa è la più alta in Europa e che rappresenta il 30% del totale in Italia. Il board FMI sottolinea infatti come in Italia si spenda per un anziano sette volte di più che per un non anziano. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha immediatamente smentito che sia all’ordine del giorno una qualche misura allo studio per tagliare gli assegni pensionistici più ricchi. Tuttavia non va dimenticato che era stato lo stesso premier Metteo Renzi, ancor prima di arrivare a Palazzo Chigi, ad avere proposto il taglio delle cosiddette “pensioni d’oro”.
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