Entro la settimana dovrebbe arrivare la stretta sulle pensioni delle donne del pubblico impiego, con la conseguenza di un innalzamento dell’età per smettere di lavorare da 60 a 65 anni.
Nei giorni scorsi un duro monito della Commissione europea invitava il governo a rendere operativa la sentenza del 2008 che imponeva l’equiparazione previdenziale tra uomo e donna.
E’ stato il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, a dire che della questione se ne occuperà il Consiglio dei ministri.
Intanto sembra essere andato a vuoto il tentativo di mediazione del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi con il vicepresidente della Commissione e responsabile della Giustizia Viviane Reding.
La commissaria – ha detto il portavoce, Matthew Newman, comprende che l’Italia ha delle difficoltà, ma deve ottemperare alla sentenza della Corte europea di Giustizia”. Rending ha anche suggerito che la nuova legge venga inserita nell’ambito della manovra finanziaria, visto il notevole risparmio che comporterebbero gli adeguamenti dell’età pensionabile delle donne. “Le modifiche legislative possono essere combinate con le misure di consolidamento di bilancio” che l’Italia ha già annunciato, ha osservato la commissaria secondo il portavoce.
Se questa è la posizione ufficiale dell’Europa diventa molto difficile trovare quella “interessante via di mezzo” che su auspicava Brunetta.