Il “salvataggio a ogni costo delle banche è stato fatto pagare alla popolazione, non è possibile continuare far pagare ai poveri il prezzo della crescita ad ogni costo”. Nell’enciclica ‘Laudato Si’ il Pontefice ha messo sotto accusa anche e soprattutto le dinamiche economiche globali che continuano ad arricchire pochissimi e ad impoverire nel contempo troppi altri. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra…” è l’incipit francescano: “Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla […] Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data”.
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IL TEOREMA DELLA DECRESCITA – Francesco accenna esplicitamente ad una delle teorie più in voga (e più contestate) in campo economico, quella della decrescita felice. “E’ arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo, procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti” continua Francesco. “Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita. Diceva Benedetto XVI che è necessario che le società tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti caratterizzati dalla sobrietà, diminuendo il proprio consumo di energia e migliorando le condizioni del suo uso”. Il Papa precisa: “Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”. (Continua sotto)
STOP AL PARADIGMA CONSUMISTA – “Rallentiamo il passo”, esorta il papa, per puntare a uno stile di vita conciliabile con la difesa integrale dell’ambiente e della vita di tutti i popoli. Sul banco degli imputati della mancata salvaguardia del pianeta, il mercato e il modello consumista. Il mercato “crea un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti”. Ma questo non può essere il “paradigma” di vita dell’umanità oggi. Sia per il senso della esistenza che per la sostenibilità delle economie, serve un cambiamento di “stile di vita”.
Il modello consumista è completamente disinteressato al “bene comune”. Realizzare una “cittadinanza ecologica” invece porta a una serie di “azioni quotidiane” che hanno di mira la cura del creato, e uno sviluppo equo. La enciclica ne elenca varie, dal consumo equo e solidale, al minor uso di condizionatori, alla gestione dei rifiuti.