Perchè Snapchat è entrata in crisi

La celebre applicazione multimediale sembra ormai sul viale del tramonto

Tempi duri per Snapchat. La popolare applicazione che un tempo sembrava destinata a diventare il social network più popolare al mondo, oggi è in bancarotta e rischia addirittura il fallimento.

Tutta colpa della sfortuna, di scelte ai vertici non proprio azzeccate o dei tempi che cambiano ad una velocità a volte insostenibile? Difficile dirlo, ma quello che sembrava essere destinato a diventare il social più amato e usato da milioni di utenti sparsi in ogni continente, oggi è in bancarotta e rischia di dire “addio” ai suoi sogni di gloria.

Snapchat: “dalle stelle alle stalle” in soli 5 anni

Sono passati solo 5 anni anni da quando  Mark Zuckerberg bussò alla porta di Evan Spiegel con un’offerta da 10 miliardi di dollari pur di aggiungere Snapchat alla collezione del suo impero multimediale. Da quel giorno qualcosa non ha più funzionato come avrebbe dovuto. Oggi la crisi aziendale è sempre più nera, nonostante la società sia anche quotata in Borsa dal 2017.

Difficile dire se l’errore fatale fu proprio quello di rifiutare l’offerta del magnate di Facebook. Di certo, le ragioni del fallimento sono da rintracciare anche in una serie di scelte e di investimenti sbagliati e di un management non sempre all’altezza del proprio ruolo. Una fotografia, quella odierna, ben lontana dal successo inarrestabile verso cui Snapchat sembrava essere lanciata.

Nel corso di un quinquennio i principali investitori e manager più capaci hanno abbandonato, i crolli in Borsa sono diventati sempre più frequenti e lo spettro della chiusura imminente è quanto mai concreto. L’ultimo ad abbandonare la nave è stato lo Chief Financial Officer, Tim Stone e il suo addio ha fatto precipitare in poche ore il titolo che ha perso il 10%, a conferma di tutta la sua vulnerabilità.

Crisi Snapchat, il futuro è incerto

Dal giorno in cui Mark Zuckerberg si presento con l’assegno di 10 miliardi di euro tra le mani, la società non è più riuscita a riemergere da un baratro sempre più profondo. Vero anche che molti dei servizi e delle idee di Snapchat sono stati copiati quasi spudoratamente su altre piattaforme social, ma per Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown non c’è stata più pace.

Nel giro di 2 anni appena, il valore delle azioni (collocato inizialmente a 17 dollari e poi schizzato attorno ai 25) è crollato del 50-60% e a nulla sono servite le ricapitalizzazioni e le azioni finanziarie successive. Oggi la capitalizzazione di mercato arriva a stento ad 8 miliardi e il futuro, per Snapchat, è più che mai legato a un filo.