La Russia sfida Disneyland: apre il più grande parco divertimenti chiuso al mondo

Realizzato a pochi chilometri dal centro di Mosca, ha visto la collaborazione di moltissime aziende italiane

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Redazione

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Un pezzo di Italia adagiato sulle rive della Moscova, nel cuore di un parco naturale grande più di 100 ettari. In questi giorni sta per aprire, a pochi chilometri di distanza dalla Piazza Rossa di Mosca, il più grande parco tematico al chiuso del mondo. Un’alternativa a Disneyland che consentirà ai moscoviti (e non solo) di divertirsi tra montagne russe, ruote panoramiche e ricostruzioni delle maggiori città al mondo.

Alcune delle 9 aree tematiche di cui si compone la “Dream Island” (questo il nome dato al parco giochi al chiuso alle porte di Mosca) sono dedicate ad alcune città iconiche come Londra, Barcellona, Los Angeles e Roma. Ma i legami tra “l’isola dei sogni” moscovita e il nostro Paese vanno ben al di là della riproduzione in scala 1 a 3 del Colosseo. Gran parte delle attrazioni e dei giochi di cui si compone il parco sono stati prodotti proprio nel nostro Paese, che vanta una lunga tradizione in questo settore.

Il parco russo dal cuore italiano

Il parco divertimenti russo, definito dalla stampa internazionale “un sogno da guerra fredda”, è stato realizzato in tre anni ed è costato oltre 1,5 miliardi di euro. Dietro la sua realizzazione troviamo il colosso russo dei centri commerciali Regions Group, ma l’ideazione e la realizzazione ha l’anima tricolore verde-bianco-rossa.

Più della metà delle 27 attrazioni sono state realizzate da produttori del nostro Paese (tra gli altri Zamperla, Fabbri, Preston&Barbieri, Sbf Visa group), mentre lo Chief Operating Officer è l’italiano Stefano Cigarini, attuale amministratore delegato di Cinecittà World. Insomma, parte dell’investimento ultramiliardario è finito nelle casse delle aziende italiane coinvolte nella costruzione del parco.

Le alternative di Mosca ai prodotti “occidentali”

L’alternativa a Disneyland, però, non è che l’ultima iniziativa di questo genere messa in campo dal governo moscovita. Da tempo, infatti, le autorità russe hanno dato il via a un piano che ha portato alla creazione di soluzioni e prodotti alternative a quelle occidentali. Una sorta di autarchia in salsa moderna, alla base della quale si trova un preciso progetto geopolitico per rendere la Russia “indipendente” rispetto alle maggiori tendenze occidentali.

La Russia, tanto per fare un esempio, è uno dei pochi Paesi al mondo nel quale Facebook non è il social network più utilizzato dai suoi abitanti. La gran parte dei russi è infatti iscritta a VKontakte, una piattaforma molto simile a quella di Mark Zuckerberg ma “tarata” sulle esigenze dei russi.

Nei mesi passati, poi, il governo di Mosca ha testato una rete alternativa a Internet che le consentirebbe di sconnettersi dal resto del mondo senza però creare grossi disservizi ai cittadini. Secondo il Cremlino, la decisione di creare una rete Internet alternativa nasce da esigenze prettamente difensive: in caso di attacco hacker sponsorizzato da altri stati, la Russia potrebbe contare su un’infrastruttura alternativa sulla quale poggiare tutti i suoi servizi online.

Non manca, ovviamente, l’alternativa a McDonald’s. La catena di fast food più famosa a Mosca, San Pietroburgo e le altre città russe è Teremok, dove è possibile assaggiare alcune dei più conosciuti piatti della tradizione culinaria russa. Insomma, niente hamburger e patatine fritte, ma blini, pelmeni, kvas e borscht per tutti.