L’imprenditore cinese Lei Jun da sempre ha una piccola ossessione: Steve Jobs. La stessa mission della sua Xiaomi, che ha fondato nel 2010, era, per semplificare, quella di prendere un iPhone, ovvero uno smartphone di qualità, e ripensarlo per poterlo proporre al mercato alla metà del prezzo.
In soli quattro anni è diventata il primo produttore di smartphone a livello cinese e il terzo a livello mondiale. Il patrimonio di Lei è aumentato di conseguenza, rendendolo già nel 2011 il 201° uomo più ricco della Cina: oggi è saldamente la top 100 dei più ricchi al mondo e Forbes lo ha insignito uomo d’affari dell’anno nel 2014.
Ma evidentemente il fantasma di Steve Jobs lo ha sempre perseguitato, fino addirittura a scimmiottarlo nello stesso modo di vestirsi (cosa che gli ha procurato più di qualche lazzo). Ma non si è ispirato a lui soprattutto negli affari, ma anche nel desiderio di proporre prodotti e servizi sempre molto trendy. Un esempio in questo senso sta proprio nel negozio che sta per aprire a Milano, primo in Italia. Come si può osservare dai suoi layout, il desiderio di emulare gli Apple Store è ben chiaro.
Fino a oggi i prodotti di Xiaomi erano acquistabili sono via Web e via Amazon: dal Mi Mix, il primo smartphone al mondo senza cornici disegnato da Philippe Starck ai device domotici, i droni, la robotica, i visori per la realtà virtuale, gli elettrodomestici e i computer. Un vasto assortimento di prodotti realizzati da un centinaio di startup che ne costituiscono l’anello dei satelliti di riferimento. Cosa troveremo nel primo negozio italiano, tuttavia, non è ancora dato a sapersi: i nuovi smartphone (Mi Mix 2 e Redmi 5), i portatili (ad esempio il Mi Notebook Pro) e i droni sembrano i soli articoli “sicuri”,
Lo sbarco del colosso cinesi non ha ancora i contorni ben delineati, ma imperversano su Linkedin gli annunci per la ricerca di commessi e di un capo struttura per uno store a Milano. L’Italia sarebbe la terza tappa europea, dopo le aperture di store in Spagna e Grecia. Un’espansione che di certo non sarà indolore soprattutto in termini di adeguamento alle normative italiane su garanzia e assistenza post-vendita. Uno sforzo che di certo avrà un riflesso anche sui prezzi: un rincaro dei prezzi del 20% circa è da mettersi in preventivo.