Soldi in cambio di un “lascia passare” per accedere ai dati e alle attività contenute sugli smartphone di alcuni utenti Facebook.
Si tratta dell’ennesima, clamorosa rivelazione diffusa dal blog statunitense TechCrunch sulle manovre “oscure” del social network per appropriarsi di preziose informazioni contenute nei profili di molti iscritti, tutti di età compresa tra i 13 e i 35 anni.
Circa 20 dollari al mese per un accesso illimitato e incondizionato ai loro telefoni. Sarebbe questa la cifra che Facebook versava agli utenti, anche minorenni, che acconsentivano ad installare una VPN (Virtual Private Network) in grado di tenere traccia di tutte le loro attività. Non solo messaggi privati e foto scambiate con altri contatti, ma anche informazioni sulle applicazioni utilizzate e tutti i dati da esse processati.
Il software incriminato è “Facebook Research”, disponibile su Android e iOS, che però è stato prontamente ritirato subito dopo la diffusione dell’articolo di TechCrunch contenente la denuncia della violazione alla privacy. Violazione per altro rilevata “in primis” dai sistemi di sicurezza imposti dal sistema operativo dei dispositivi Apple.
Non sono ancora chiare le proporzioni che questa vicenda è destinata ad assumere, né quanti utenti siano stati effettivamente sorvegliati da Facebook, ma è certo che l’attività di “spionaggio” consenziente e prezzolato va avanti da almeno da anni.
ll precedente più eclatante, in tale senso, risale al 2014, quando Facebook acquisì per 120 milioni di dollari la società Onavo, specializzata nel controllo del traffico scambiato dai dispositivi tramite VPN. Dietro la promessa di proteggere gli utenti da contenuti potenzialmente lesivi, il sistema forniva informazioni sulle loro abitudini di navigazione e sull’utilizzo delle applicazioni concorrenti.
Immediata la reazione del social network di proprietà di Mark Zuckerberg subito dopo la pubblicazione dell’inchiesta condotta da TechCrunch. In un primo momento, i portavoce di Facebook avevano escluso la possibilità di qualsiasi tipo di violazione alle politiche sulla privacy di Apple. Ma dopo qualche ora è arrivato il clamoroso “dietro front” con l’annuncio di una chiusura immediata di “Facebook Reserach” su iPhone e iPad. Una decisione che fa pensare più ad un “mea culpa”, che ad una semplice misura di sicurezza e che probabilmente verrà replicata anche su piattaforma Android.