Bikini a 1 euro? A tanti consumatori l’iniziativa non è piaciuta

L'offerta speciale di Missguided scatena le polemiche: consumatori contro il fast fashion

L’accumulo eccessivo di capi di abbigliamento, così come la tendenza impulsiva all’acquisto, stanno diventando un vero e proprio problema per l’ambiente. Per questo motivo, in questi giorni, l’offerta di un noto brand di moda (low cost) ha scatenato l’ira dei consumatori più sensibili all’argomento.

Bikini a una sterlina (1,10 € circa): la promozione di Missguided che ha fatto strizzare gli occhi alle fanatiche dello shopping è riuscita a fare arrabbiare molto le persone più attenti alle politiche ambientali contro l’inquinamento del cosiddetto fast fashion. Questo termine, per chi non lo sapesse, viene usato oggi per indicare catene di negozi e rivenditori di moda che, a prezzi spesso stracciati, producono vestiti, abiti e accessori ispirati alle prime linee, ma accessibili a tutti a livello economico.

Cosa c’entra l’industria del fast fashion con l’inquinamento ambientale? Purtroppo, come è ormai noto da tempo, riciclare vestiti non è facile come potrebbe sembrare. Questa tendenza a comprare nuovi abiti in sostituzione di altri (che nella stragrande maggioranza vengono poi buttati) ha un grosso impatto sull’ecosistema.

Come hanno fatto notare molti utenti, inoltre, dietro un capo di abbigliamento a un euro, per quanto basic possa essere, si possono nascondere molte insidie (non solo minacce ambientali). Vi è l’ipotesi dello sfruttamento dei lavoratori che, per esigenze di mercato, sono costretti ad accettare condizioni contrattuali dove le paghe sono misere e le garanzie – così come le sicurezze – sono minime (se non assenti).

L’intento di Missguided, ovviamente, era ben diverso. L’offerta dei bikini a un euro, come spiegato dall’azienda sul sito (nonché e-commerce) del brand, è nata con un intento ben preciso, ovvero: “Celebrare i 10 anni del brand, passati a incoraggiare le donne a mostrarsi e sentirsi bene con il proprio corpo, senza spendere troppo “, così è stato scritto. Il prezzo irrisorio del costume, dunque, era nato come una sorta di regalo alle clienti.

I buoni intenti Missguided, tuttavia, non sono serviti a placare gli animi dei consumatori. La situazione, inoltre, non è migliorata quando l’azienda ha dichiarato di aver “assorbito” i costi reali della produzione dei capi senza spiegare – effettivamente – come. Una mossa di marketing azzardata che, alla fine, non ha prodotto gli effetti desiderati.