Il Reddito di cittadinanza potrebbe essere abolito. È vero? Diversi di voi stanno scrivendo a QuiFinanza in queste ore per avere chiarimenti in merito alle notizie che stanno circolando sui social e sui media. Ebbene, la risposta è: sì, potrebbe essere cancellato. Perché? Chi lo vuole eliminare?
La platea degli “antagonisti” dell’Rdc è assai ampia, perché infinite sono le prove di uno strumento scarsamente efficace, sia per aiutare le persone a inserirsi – o reinserirsi – nel mondo del lavoro, sia per garantire un adeguato sostegno a chi davvero si trova in condizioni di disagio.
I requisiti: chi può avere il Reddito di cittadinanza
Ricordiamo che ad oggi il Reddito di cittadinanza viene erogato ai nuclei familiari in possesso cumulativamente, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, di alcuni requisiti.
Requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno
Il richiedente deve essere cittadino maggiorenne e residente in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo, in una delle seguenti condizioni:
- italiano o dell’Unione Europea;
- cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, o apolide in possesso di analogo permesso;
- cittadino di Paesi terzi familiare di cittadino italiano o comunitario, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente;
- titolare di protezione internazionale.
Requisiti economici
Il nucleo familiare deve essere in possesso anche di specifici requisiti economici:
- ISEE inferiore a 9.360 euro (in presenza di minorenni, si considera l’ISEE per prestazioni rivolte ai minorenni);
- patrimonio immobiliare in Italia e all’estero, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 30mila euro;
- patrimonio mobiliare non superiore a 6mila euro per il single, incrementato in base al numero dei componenti della famiglia (fino a 10mila euro), alla presenza di più figli (1.000 euro in più per ogni figlio oltre il secondo) o di componenti con disabilità (5mila euro in più per ogni componente con disabilità e euro 7.500 per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza);
- reddito familiare inferiore a 6mila euro annui, moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza: pari ad 1 per il primo componente del nucleo familiare, incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne e di 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1, ovvero fino ad un massimo di 2,2 nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti componenti in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza, come definite ai fini dell’ISEE. Questa soglia è aumentata a 7.560 euro ai fini dell’accesso alla Pensione di cittadinanza. Se il nucleo familiare risiede in un’abitazione in affitto, la soglia è elevata a 9.360 euro.
Perché il Reddito di cittadinanza non funziona
Nella valutazione complessiva della sua efficacia va proprio sottolineato lo scopo con cui è nato il Reddito di cittadinanza pensato e creato dal Movimento 5 Stelle: sostenere attivamente l’occupazione, non certo “accomodare” chi non vorrebbe lavorare – pur potendolo fare – né tantomeno rimpolpare la folta schiera di chi preferisce lavorare in nero e poi intascarsi il Reddito.
Quadro complesso, che purtroppo nel nostro Paese ha avuto esiti nefasti: a causa del fallimento del ruolo dei navigator e degli scarsi controlli, sono tantissimi i percettori del Reddito di cittadinanza che preferiscono rimanere a casa, senza lavoro.
Chi prende l’Rdc e quanto in media
I numeri di percettori dell’Rdc sono imponenti: secondo gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio sul Reddito di cittadinanza dell’INPS, ad aprile 2022 i nuclei familiari beneficiari di Reddito o Pensione di Cittadinanza sono stati 1,19 milioni in totale, quasi 1,09 milioni RdC e 103mila PdC, con 2,65 milioni di persone coinvolte. Sul totale, 522.461 avevano un solo componente.
L’importo medio erogato a livello nazionale è pari a 561 euro. La gran parte delle famiglie che ricevono il Reddito di cittadinanza risiede al Sud e nelle Isole, con 783.924 nuclei e 1.851.446 persone coinvolte: per loro l’importo medio ricevuto è di 590,61 euro.
Il 43,85% dei nuclei con il sussidio è composto da una sola persona e appena il 7,44% – meno di 90mila nuclei – da almeno 5 componenti. Per chi è solo l’importo medio dell’assegno è di 457,79 euro, mentre per le famiglie con 5 persone è di 740,91 euro.
La raccolta firme di Italia Viva per abolirlo
Ciò che al momento è certo è che dal 15 giugno partirà una raccolta firme per abolire il Reddito di cittadinanza. A farsi promotore di questa iniziativa è il partito di Matteo Renzi, Italia Viva. “Vogliamo abolire il Reddito di cittadinanza e come previsto dalla legge dal 15 giugno partirà la raccolta ufficiale di firme, ma vogliamo soprattutto cambiare il mondo del lavoro per i più giovani” ha spiegato Renzi sui social.
Uno “strumento sbagliato” che “va riscritto tutto”, secondo Iv, come afferma sui social il presidente Ettore Rosato: “Siamo al paradosso che spendiamo un sacco di soldi ma ci sono poveri senza aiuto, disoccupati senza proposte di lavoro, aziende senza lavoratori, più lavoro nero”.
“Ci vogliono più soldi per la lotta alla povertà, risorse direttamente alle aziende che assumono, più soldi in busta paga a chi lavora” spiega Rosato. Non a caso il cosiddetto Bonus Renzi ha rappresentato una boccata di ossigeno per migliaia di lavoratori, prevedendo un aumento direttamente in busta paga.
Naturalmente sul piede di guerra i grillini. “Nonostante la pandemia, la guerra e la crisi energetica, Italia Viva lancia una raccolta firme per togliere il Reddito di cittadinanza ai poveri. I milionari non si toccano, ma chi prende 700 euro al mese va stangato. Il solito Robin Hood al contrario. Il neo-rinascimento italo-arabo secondo i renziani“, attacca su Twitter il sottosegretario M5S all’Interno Carlo Sibilia.
Il dibattito è aperto. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni lo definisce fa tempo “metadone di Stato”, e anche a Matteo Salvini non piace.
Per il segretario del Pd Enrico Letta, così come sembra essere l’orientamento del governo Draghi, più che abolire il sostegno “bisognerebbe migliorarlo”.