L’indennità ridotta in caso di licenziamenti ingiustificati nelle piccole imprese, come previsto dal Jobs act, è illegittima. Lo stabiliscono i giudici della Corte costituzionale che ritiene “indifferibile la riforma della disciplina dei licenziamenti” regolata dai diversi provvedimenti voluti dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Con la sentenza 183/2022 la Consulta torna a rilevare profili di incostituzionalità nell’impianto normativo e, anche dichiarando inammissibile la questione sottoposta dal Tribunale di Roma, richiama il legislatore a intervenire su una “materia di importanza essenziale per la sua connessione con i diritti della persona del lavoratore e per le sue ripercussioni sul sistema economico complessivo”.
Licenziamenti illegittimi, la Consulta chiede la riforma del Jobs act
A finire sotto esame questa volta è l’art. 9 D.lgs. 23/2015 uno dei decreti attuativi della riforma del Jobs act. Con la sentenza redatta dalla vice presidente Silvana Sciarra si sollecitano parlamento e governo a riformare urgentemente le norme sui licenziamenti per riconoscere tutele più adeguate nei confronti dei lavoratori.
Come si legge nel comunicato stampa che accompagna la sentenza, la Corte ha rilevato che “un’indennità costretta entro l’esiguo divario tra un minimo di tre e un massimo di sei mensilità vanifica l’esigenza di adeguarne l’importo alla specificità di ogni singola vicenda e non rappresenta un rimedio congruo e coerente con i requisiti di adeguatezza e dissuasività affermati dalle sentenze n. 194 del 2018 e n. 150 del 2020 della stessa Corte.”
“Il limitato scarto tra il minimo e il massimo determinati dalla legge conferisce un rilievo preponderante, se non esclusivo, al numero dei dipendenti” scrivono dalla Consulta per la quale questo criterio “in un quadro dominato dall’incessante evoluzione della tecnologia e dalla trasformazione dei processi produttivi, non è indicativo della effettiva forza economica del datore di lavoro e non offre neppure elementi significativi per determinare l’ammontare dell’indennità secondo le peculiarità di ogni singola vicenda” (qui abbiamo parlato dell’aumento di stipendio per 60mila italiani).
Licenziamenti illegittimi, il richiamo della Consulta la legislatore
I giudici spiegano come lo stesso Tribunale di Roma, chiamando in causa la Corte, individua diverse soluzioni per porre rimedio agli aspetti del Jobs act che vanno conto alla Costituzione: dalla ridefinizione di un criterio distintivo, incentrato sul numero degli occupati, all’eliminazione del regime speciale e alla ridefinizione delle soglie.
A ciascuna delle scelte ipotizzabili corrispondono “differenti opzioni di politica legislativa”, frutto di “valutazioni discrezionali”, scrive la Corte che per questo affida al legislatore il compito di una valutazione discrezionale sulle possibilità più appropriate per garantire tutele adeguate al lavoratore (qui abbiamo parlato delle modifiche sullo smart working previste ad agosto).
Nel dichiarare l’inammissibilità delle questioni, i giudici però avvertono che “il protrarsi dell’inerzia legislativa non sarebbe tollerabile” e in caso ulteriori ritardi sarà la Corte stessa a provvedere direttamente sulla disciplina dei licenziamenti (qui avevamo parlato del maxi licenziamento di Elon Musk dei dipendenti di Tesla).
Secondo quanto rilevato dal monitoraggio mensile congiunto del Ministero del Lavoro, Anpal e Bankitalia, a fronte di un andamento costante di assunzioni e licenziamenti, anche se in leggero rallentamento negli ultimi mesi, nel primo semestre del 2022 sono stati creati circa 230mila posti di lavoro al netto dei fattori stagionali, quasi 100mila in più rispetto allo stesso periodo pre-pandemia del 2019.