Mentre la data del rientro in ufficio si avvicina sempre di più per tanti lavoratori italiani, la maggioranza di questi si è abituata talmente bene allo smart working che cambierebbe professione piuttosto che rinunciare a lavorare da casa.
La ricerca
Adottato nei mesi di lockdown come unica soluzione all’impossibilità di recarsi a lavoro, lo smart working sta rivoluzionando sempre più il modo di concepire il mondo dell’occupazione. Raccogliendo innanzitutto il favore di tanti manager e dipendenti.
Secondo la ricerca condotta da Wyser, società internazionale che si occupa di ricerca e selezione di profili manageriali, il 60% degli italiani dichiara di non voler rinunciare al “lavoro agile”, considerandolo una fattore decisivo nella scelta tra cambiare o mantenere la propria professione.
“Ci avviciniamo a una fase davvero cruciale dalla quale dipenderà la ripartenza del nostro Paese”, dice Carlo Caporale, amministratore delegato di Wyser.
Traffico e sveglia presto: perché preferire lo smart working
Secondo lo studio il 50% degli intervistati ritiene pesante riprendere i ritmi e la routine pre lockdown tra mezzi di trasporto affollati e traffico. A scoraggiare il 30% degli intervistati, sarebbe anche la sveglia anticipata e la scelta di un abbigliamento adatto all’ambiente di lavoro.
Del resto una ricerca di fine giugno condotta da Euromobility, aveva evidenziato come i lavoratori avessero risparmiato durante i mesi del lockdown, in media, 36 chilometri di strada percorsa. Già un mese fa il 47% dei cittadini intervistati si dichiarava molto soddisfatto dell’esperienza di lavoro agile e il 45% abbastanza soddisfatto.
E ancora il 37% avrebbe voluto mantenere lo smart working il più possibile, mentre il 52% si augurava di poter continuare a praticarlo almeno qualche giorno a settimana.
“Dalla nostra ricerca – continua Carlo Caporale di Wyser – solo 1 azienda su 3 ha comunicato a oggi ai propri dipendenti quali saranno le misure di welfare per rendere meno impattante sulla psiche e sulla routine dei lavoratori questa nuova fase”.
D’altra parte lo studio registra anche la voglia di ritorno alla normalità: il 52,6% degli intervistati ha dichiarato di aver accusato durante il lockdown la mancanza della socialità nella quotidianità lavorativa e il 20,5% preferirebbe spegnere le piattaforme on-line, per tornare a confrontarsi di persona con i propri colleghi.