Buoni pasto in busta paga e tetto alle commissioni: le possibili soluzioni

L'associazione Altroconsumo ha lanciato una petizione per chiedere di inserire in busta paga un'indennità sostitutiva per la mensa

Versare direttamente in busta paga l’equivalente dei buoni pasto e aumentare la cifra a “8-10 euro”. È quanto chiesto da Altroconsumo tramite la raccolta firme lanciata su un tema sempre più caldo per lavoratori e esercenti: lo scorso 15 giugno le organizzazioni di categoria che riuniscono la maggior parte di bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati si sono rifiutati di accettare i buoni pasto. Sulla questione è intervenuto il governo inserendo un tetto alle commissioni, per le quali è scoppiata la protesta delle sigle di categoria.

Buoni pasto in busta paga e tetto alle commissioni: le novità

In seguito allo sciopero sui buoni pasto, di cui abbiamo parlato qui, indetto a metà dello scorso mese dai rappresentanti Fipe – Confcommercio, Fida, Fiepet – Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad, è stata inserita una norma nel Dl Aiuti attesto al Senato per il via libera definitivo (qui avevamo spiegato cosa cambia nel decreto per il Superbonus e il Reddito di cittadinanza).

Con questo emendamento si stabilisce un limite massimo alle commissioni sui buoni pasto nelle amministrazioni pubbliche del 5%, a fronte di una percentuale del 20% denunciata dagli esercenti come distorsiva della concorrenza.

“Nel primo provvedimento utile inseriremo una norma che ristabilisce equità – aveva annunciato il vice ministro all’Economia Laura Castelli -, ed evita le storture di un settore che, di fatto, penalizzavano solo gli esercenti. In un momento di particolare crisi del settore, dovuto anche agli effetti negativi della pandemia e della guerra in Ucraina, assicuriamo un sostegno concreto con minori commissioni, a carico degli esercenti, che si possono stimare in quasi 150 milioni di euro, per le sole gare di prossima emanazione. Risorse che rimarranno quindi agli esercenti”.

Buoni pasto in busta paga e tetto alle commissioni: la petizione di Altroconsumo

La soluzione non è però ritenuta sufficiente da Altroconsumo perché esclude le aziende private. Per questo l’associazione indipendente dei consumatori chiede al governo tramite una petizione che sta raccogliendo migliaia di adesioni “che le aziende italiane possano scegliere anche la strada di mettere il corrispettivo dei buoni pasto direttamente nelle buste paga dei propri dipendenti, senza perdere i benefici fiscali di cui godono i buoni”.

Secondo l’associazione i “vantaggi sarebbero evidenti per i lavoratori che potrebbero vedere crescere i soldi disponibili in busta paga (peraltro al netto di tasse e contributi) e per i datori di lavoro” sottolineando come i benefici potrebbero essere:

  • fiscali per la deducibilità delle somme erogate ai fini Ires ed Irap come peraltro accade per i buoni pasto;
  • amministrativi, visto che potrebbero gestire in modo più snello e semplice il capitolo di bilancio dedicato alle spese per i pasti dei dipendenti, aggiungendo di fatto solo una voce alla busta paga;
  • sul clima aziendale, visto che aumenterà la soddisfazione dei lavoratori; il dipendente avrebbe una somma di denaro in busta paga ogni mese senza doversi porre il problema di poterla effettivamente spendere (cosa sempre più probabile con i buoni pasto).

Per Altroconsumo la soluzione al problema dei buoni pasto passa dunque per la modifica TUIR (testo unico delle imposte sui redditi DPR 917/1986) “estendendo di fatto a tutti la possibilità di beneficiare dell’indennità di mensa (a oggi riservata solo ad alcune categorie di lavoratori) e aumentando l’importo giornaliero complessivo (da 5,29 euro a 8 o 10 euro)”.