Ubi banca: 2.000 esuberi e 175 filiali verso la chiusura

E' quanto annuncia l'istituto di crediro nel suo piano al 2022

Il nuovo piano di Ubi banca prevede la riduzione di personale dell’istituto per circa 2.030 risorse, “incluse le circa 300 persone già oggetto dell’accordo sindacale del dicembre 2019”, e il cui costo è già stato riconosciuto nei risultati di fine anno. E’ quanto annuncia la banca nel suo piano al 2022.

Nel piano è prevista anche l’esecuzione di “iniziative immobiliari”, tra cui la razionalizzazione e il consolidamento delle sedi direzionali, e la chiusura di 175 “filiali non strategiche”. La banca ha intenzione di “razionalizzare” anche la sua presenza su Milano e di vendere immobili non strumentali. La rivalutazione del real estate di gruppo porterà a 32 punti base in più di Cet1 ratio al 2020. Dopo Unicredit, che ha già annunciato la chiusura di diverse filiali, un altro istituto di credito pronto a dismettere.

Tra le azioni, “la ristrutturazione del 40% della rete fisica del Gruppo, che include gli investimenti tecnologici abilitanti la liberazione di tempo commerciale” e, appunto, “la dismissione di una parte del patrimonio classificato come non strumentale”.

Il nuovo piano di Ubi banca si attende un utile di esercizio in crescita fino a 665 milioni di euro nel 2022, senza poste non ricorrenti, rispetto ai 251 milioni del 2019. La cifra configura un tasso di crescita annua dello 0,3%, “in uno scenario conservativo di tassi negativi e di crescita bassa”. In uno scenario di tassi di mercato a 0%, l’utile netto aumenterebbe, precisa Ubi, di oltre 100 milioni al 2022, con un Rote del 9,5%.

La banca ha poi deciso di mantenere un pay out medio, ovvero la quota dell’utile da destinare alle cedole, del 40% in arco piano, “coerente con il mantenimento di un cet1 ratio al 12,5% a fine anno”.

Nel 2022, però, “è possibile un ulteriore incremento del dividendo in caso di cet1 ratio superiore al 12,5%”. Le rettifiche su crediti sono attese scendere a 387 milioni nel 2022,dai 738 del 2019, “che comprendevano le maggiori rettifiche legate alle cessioni massive”.

In collaborazione con Adnkronos