Sembra ormai pressochè certo che lo stato di emergenza non sarà prorogato dopo il 31 marzo. L’ultimo indizio è arrivato ieri dal Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti: “Lo stato di emergenza è eccezionale, un’ulteriore proroga richiederebbe una situazione eccezionalissima che francamente non vedo. Non ci sono né le condizioni sanitarie né costituzionali per una ipotesi di questo genere”.
Smart working, cosa cambia dal 1 aprile
Ciò significa che, dal 1 aprile, con la sempre più probabile fine dello stato di emergenza, cambiano le cose anche in ottica smart working al quale ora si può accedere con la modalità semplificata: in assenza della proroga, invece, si torna allo scenario pre-pandemico, ossia all’accordo individuale tra azienda e singolo dipendente e con notifica telematica e massiva al ministero del lavoro.
Accordo che può essere a termine o a tempo indeterminato alternando la presenza e il lavoro da casa “senza uno specifico orario di lavoro, ma con delle fasce orarie e il riconoscimento del diritto alla disconnessione”. Nè stipendio nè eventuali benefit possono essere toccati.
Lavoro agile, i numeri
Intanto, secondo un’analisi condotta dal Politecnico di Milano, sono stati più di 5milioni e 370mila i lavoratori da remoto nel primo trimestre del 2021, scesi a 4 milioni 710mila nel secondo trimestre e a poco più di 4 milioni nel terzo trimestre. Ma cosa pensano gli italiani? La maggior parte dei lavoratori (53%) alternerebbe volentieri il cosiddetto lavoro agile da casa al lavoro in ufficio, mentre il 33% rimarrebbe molto volentieri in smart. Solo una piccola fetta, il 14%, ha nostalgia della giornata lavorativa a tempo pieno in ufficio.
Certificati di malattia in aumento
Sono arrivati, nel secondo trimestre del 2021, complessivamente a 12,8 milioni. E’ l’Osservatorio sulla malattia dell’Inps a certificare il boom, rilevando anche come il 78,2% dei certificati arrivi dal settore privato, con un incremento complessivo rispetto allo stesso periodo del 2020 pari al 18,5%. Cifre sulle quali potrebbe pesare il minor ricorso allo smart working che contribuisce a ridurre il tasso di assenze dei dipendenti per congedi e malattia.
The Great Resignation all’italiana
Nel frattempo, anche nel nostro Paese prende sempre più piede il fenomeno ribattezzato negli Stati Uniti, come Great Resignation, con il boom di dimissioni specie tra i dipendenti più giovani. Secondo l’ultimo studio di Alight Solutions, in particolare guardando alle imprese più organizzate, nel corso del secondo trimestre del 2021 il tasso di dimissioni nel Nord Italia tra la fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni è aumentato dell’85% rispetto allo stesso periodo 2020.