Assicurare che i lavoratori deboli siano coperti da un salario minimo che garantisca standard di vita dignitosi. Anche se il trattato comunitario menziona esplicitamente i salari tra le materie che non sono competenza europea, il tema è sul tavolo della Commissione von der Leyen da settimane.
Se imporre un salario minimo uguale per tutti i Paesi o obbligare quelli che non ce l’hanno a introdurne uno non sembra sia nelle intenzioni della Commissione europea, von der Leyen ha lanciato una consultazione volta a sensibilizzare i Paesi sul tema e, in assenza di riscontri, non si esclude un eventuale intervento giustificato dalla più generale competenza Ue in materia di condizioni di lavoro.
I Paesi sprovvisti di salario minimo sono, attualmente, Italia, Austria e Paesi nordici. In questi ultimi vi è una forte opposizione dei sindacati che vedono l’iniziativa come un’indebita intromissione nel loro modello basato sulla piena autonomia delle parti sociali. Altro problema, nel percorso verso un “salario minimo europeo” è la differenza salariale che, in termini relativi, i salari minimi in Polonia e Ungheria sono più alti che in Olanda o Germania.
Ieri, nel corso della sua visita a Roma, il commissario al Lavoro, Nicolas Schmit ha ribadito che ogni Paese dell’Ue dovrebbe dotarsi di un salario minimo approvando piano dell’Italia per fissarne uno.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ha spiegato come si tratti di stabilire una soglia “inderogabile” che sia “superiore alla soglia di povertà”. La settimana scorsa Catalfo aveva rilanciato la soglia dei 9 euro lordi l’ora, cifra che ha incontrato le resistenze sia del Partito democratico che di Italia Viva.
Neppure il ricorso a un valore percentuale, calcolato sulla mediana dei trattamenti stabiliti nei contratti, aveva passato il vaglio, anche per ragioni tecniche. Nella bozza presentata dal Ministro vi era una distinzione tra retribuzione “proporzionata” che scaturisce dalla contrattazione, e retribuzione “sufficiente”, finalizzata ad assicurare “una vita dignitosa”. “Bisogna che ci sia un rialzo dei salari proprio perché se si lavora si deve avere la possibilità di avere un reddito che consenta una vita dignitosa”, ha affermato, ieri, Catalfo al termine del bilaterale con Schmit.
Dal momento che ci sono persone in Italia che percepiscono il Reddito di cittadinanza, uno stipendio minimo non dovrebbe, dunque, scendere sotto la soglia dei 780 euro, che è poi l’importo mensile a cui arriva il Reddito. Tuttavia il rischio è che il salario minimo, se da un lato va ad assicura ai lavoratori una soglia “dignitosa”, dall’altro porti giù salari più alti.