Rientrare a lavoro dopo la maternità è quasi sempre un passo tutt’altro che facile. Oltre alla più che ovvia difficoltà che deriva dal dover conciliare i ritmi della nuova vita da madre con quelli degli impegni professionali, spesso la neo mamma si trova a dover fronteggiare situazioni spiacevoli al suo rientro in ufficio, come, ad esempio, quella di non avere più una specifico ruolo all’interno dell’organizzazione aziendale. Ci sono, per fortuna, degli obblighi di legge che tutelano le donne in tal senso e che, se non rispettati, possono costare al datore di lavoro un’accusa per demansionamento e discriminazione.
Nonostante la presenza di leggi specifiche, nelle aziende si assiste troppo spesso al cosiddetto fenomeno del mobbing per maternità : il datore di lavoro, infatti, adotta tutta una serie di comportamenti ed atteggiamenti che portano la donna che rientra dalla maternità a rassegnare le proprie dimissioni. Tra questi comportamenti rientra, nello specifico, anche il demansionamento, vale a dire la non corretta riallocazione della dipendente al suo rientro in azienda, che mira a ridurre l’autostima della donna fino a portarla a rinunciare al posto di lavoro.
Il Tribunale di Firenze, con la sentenza n.771 del 30 giugno 2015, ha affermato, in particolare, che il datore di lavoro ha l’obbligo di riallocare opportunamente la lavoratrice una volta rientrata dalla maternità, anche nel caso in cui la mansione svolta dalla donna prima di lasciare l’azienda per via della gravidanza sia stata soppressa. Tale sentenza è nata in seguito della denuncia nei confronti del proprio datore di lavoro da parte di una dipendente che è stata licenziata, a meno di un mese dal primo compleanno del figlio, per non aver accettato, in seguito alla soppressione del suo precedente ruolo da dirigente, l’unica alternativa di riallocazione da receptionist.
Il Tribunale ha dato ragione alla donna e, nello specifico, ha accolto la sua richiesta di essere reintegrata sul posto di lavoro e di ricevere il pagamento delle mensilità perdute, lasciando sulle spalle del datore di lavoro una pesante accusa per discriminazione e demansionamento .
In conclusione è estremamente importante non lasciarsi intimorire dai comportamenti scorretti del proprio datore di lavoro e capire quando questi diventano dei veri e propri reati da denunciare per tutelarsi ed evitare che tali vessazioni vengano esercitate anche su altre donne, o comunque su altre persone in generale.