Reddito di cittadinanza, saltano i primi: a chi verrà sospeso subito

Partono i controlli Inps a seguito della riforma Meloni: questo vuol dire che già a fine mese molti smetteranno di ricevere il reddito di cittadinanza

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

È stato detto in più occasioni, ribadito più volte dal governo Meloni: nel 2023 molti non riceveranno più il reddito di cittadinanza, che verrà sospeso subito a chi (dopo la riforma) non rientra più tra i beneficiari, fino ad arrivare alla totale abolizione del sussidio nel 2024. Sulla base delle nuove direttive, l’Inps e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno siglato ora il Protocollo operativo per permettere il controllo automatico mensile: questo vuol dire che già questo mese saltano i primi assegni.

Reddito di cittadinanza: partono i primi controlli Inps

Uno dei primi obiettivi della stretta voluta dalla Premier Giorgia Meloni è stato fin da subito quello di aumentare l’efficienza dei controlli sui richiedenti e percettori del reddito di cittadinanza, attraverso lo scambio di informazioni tra gli uffici Inps e quelli del Ministero della Giustizia.

A tal proposito, come accennato sopra, il 20 gennaio 2023 è stato infatti siglato il Protocollo operativo tra l’Inps e il Dipartimento DAP, che
consentirà, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, la verifica mensile e automatica dell’eventuale stato detentivo dei richiedenti il reddito di cittadinanza, prima dell’erogazione del beneficio.

Il potenziamento dei controlli, a seguito del patto siglato, coinvolgerà:

  • Inps;
  • Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (DGSIA);
  • Dipartimento per gli Affari di giustizia (DAG);
  • il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.

A chi verrà sospeso subito il reddito di cittadinanza

Come riportato nel comunicato dall’Inps, l’attuazione del protocollo consentirà all’Istituto di disporre, in automatico e fin da subito, la revoca del reddito di cittadinanza e il recupero della prestazione indebita.

I primi controlli, in particolare, si concentreranno sui casi di omessa dichiarazione. Vi sono infatti determinate circostanze in cui il reddito di cittadinanza può essere perso o ridotto.

Si prevede infatti la decadenza quando uno dei componenti il nucleo familiare:

  • non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
  • non sottoscrive il Patto per il lavoro ovvero il Patto per l’inclusione sociale;
  • non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
  • non aderisce ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti;
  • non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua; non comunica l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del Reddito di cittadinanza maggiore;
  • non presenta una DSU aggiornata (qui i documenti che servono) in caso di variazione del nucleo familiare;
  • venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.

Presumibilmente, stando a quelli che sono i piani annunciati dall’Esecutivo, si procederà con la verifica degli altri requisiti nonché dei casi che invece non risultano in regola con quanto sopra disposto.

Come cambia il reddito di cittadinanza nel 2023

La legge di bilancio 2022 ha introdotto importanti novità per quanto riguarda la presentazione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID). Se infatti prima vi era l’obbligo di rendere l’immediata disponibilità al lavoro entro trenta giorni dal riconoscimento del beneficio ovvero al momento del primo incontro presso i Centri per l’Impiego, con le modifiche apportate, la domanda di reddito di cittadinanza, resa dall’interessato all’Inps per sé e per tutti i componenti maggiorenni del nucleo tenuti agli obblighi connessi alla fruizione del beneficio, equivale a dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.

Pertanto l’elenco dei beneficiari che attraverso la domanda dichiarano immediata disponibilità a lavorare è trasmesso dall’Istituto e all’ANPAL, ai fini dell’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro. Le domande che, al contrario, non contengono le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro sono considerate improcedibili. Successivamente, attraverso gli usuali canali per la presentazione della DID, i componenti il nucleo devono fornire le integrazioni necessarie a completare la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro, al fine procedere alla sottoscrizione dei Patti per il lavoro o dei Patti per l’inclusione sociale.

Va ricordato, a tal proposito, che la legge di bilancio 2022 ha stabilito un’importante modifica circa le comunicazioni di variazioni della condizione di occupazione: nel caso di avvio di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo, svolta sia in forma individuale sia di partecipazione, da parte di uno o più componenti il nucleo familiare nel corso dell’erogazione del sussidio, la comunicazione deve essere effettuata, tramite il modello RdC/PdC-com esteso, il giorno antecedente all’inizio dell’attività e non più entro trenta giorni dall’inizio della stessa. Se non viene rispettata questa nuova tempistica, si stabilisce la decadenza dal beneficio. Rimangono invece immutati i termini di comunicazione delle altre variazioni dell’attività lavorativa.

Un nuovo Patto per il lavoro per i beneficiari del reddito di cittadinanza

Tra le modifiche volute dal governo Meloni rientra anche il nuovo Patto per il lavoro destinato al beneficiario del reddito di cittadinanza, che deve accettare almeno una di due offerte congrue (prima invece erano tre). Inoltre, in caso di rinnovo del beneficio, deve essere accettata, pena decadenza dal beneficio, la prima offerta di lavoro congrua.

In relazione alla distanza del luogo di lavoro, invece un’offerta di lavoro a tempo pieno e indeterminato è definita congrua se:

  • dista meno di ottanta chilometri (anziché 100), nel caso di prima offerta.
  • ovunque collocata nel territorio italiano (anzichè distante meno di 250 Km) se si tratta di seconda offerta.

Tra le proposte “congrue” rientrano anche le offerte di lavoro a tempo determinato o a tempo parziale se entro ottanta chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario o comunque raggiungibile nel limite temporale massimo di cento minuti con i mezzi di trasporto pubblici, in caso sia di prima sia di seconda offerta.

In caso di rifiuto di una delle offerte (nei termini sopra esposti), scatta una diminuzione mensile di 5 euro per ciascun mese a partire dal mese successivo a quello in cui si è eventualmente rifiutata un’offerta congrua. Al secondo rifiuto, il sussidio sarà revocato (prima accadeva al terzo rifiuto).

Con riferimento agli impegni di ricerca attiva del lavoro, definiti nel Patto per il lavoro, viene introdotta una verifica delle attività svolte, da effettuare presso il centro per l’impiego in presenza con frequenza almeno mensile; in caso di mancata presentazione agli incontri di verifica senza comprovato giustificato motivo si applica la decadenza dal beneficio.

Analogamente a quanto stabilito per i Patti per il Lavoro, viene stabilita la necessità di un monitoraggio delle attività per i beneficiari che hanno sottoscritto un Patto per l’Inclusione sociale: deve essere prevista la frequenza almeno mensile e in presenza presso i servizi di contrasto alla povertà per la verifica dei risultati raggiunti e la verifica del rispetto degli impegni assunti nell’ambito del progetto personalizzato. In caso di mancata presentazione senza comprovato giustificato motivo, si applica la decadenza dal beneficio.

Inoltre i Comuni sono tenuti ad attuare a campione verifiche sostanziali e controlli anagrafici sulla composizione del nucleo familiare dichiarato nella domanda per l’accesso al sussidio e sull’effettivo possesso dei requisiti anagrafici, nonché, successivamente all’erogazione del beneficio, sulla permanenza degli stessi.