È scattata la corsa al rifinanziamento del Reddito di cittadinanza con nuovi fondi. I numeri forniti dall’Istat sull’aggravarsi delle condizioni socio-economico di una fetta importante della popolazione, stanno convincendo l’esecutivo a mettere mano al portafogli.
L’idea del governo, o almeno di una parte della maggioranza (PD, LeU e 5Stelle), sarebbe quella di rifinanziare la misura con ulteriori 1 o 2 miliardi con la legge di Bilancio autunnale, soprattutto alla luce dell’aumento dei soggetti che si trovano in povertà assoluta: 5,6 milioni raggruppati in oltre 2 milioni di famiglie, secondo gli ultimi dati.
Da qui l’idea di un rafforzamento, anche pluriennale, del Reddito di cittadinanza e di nuovi requisiti che di fatto allargherebbero la platea di beneficiari, già aumentati durante la pandemia, in attesa di capire la sorte del Reddito d’emergenza che per ora è stato prorogato solo per 4 mesi.
Reddito di cittadinanza, come potrebbe cambiare
Come anticipato dal ministro del lavoro Andrea Orlando, nel corso dell’emergenza Covid i beneficiari del Rdc sono aumentati del 20%. Una percentuale destinata, peraltro, a salire anche per effetto dell’ormai prossima fine del blocco dei licenziamenti.
Con i nuovi fondi e la modifica dei requisiti, si andrebbe così a mitigare una situazione critica per molti nuclei familiari. Secondo quanto anticipato da Il Sole 24 Ore, ci sarebbero allo studio alcune opzioni per estendere la platea dei beneficiari, in particolare:
- allentamento del requisito di residenza di 10 anni;
- eliminazione dei requisiti patrimoniali;
- revisione della scala di equipollenza (quella attualmente in vigore andrebbe a penalizzare i nuclei familiari numerosi);
- rinuncia alla decurtazione dell’assegno nel caso di lavori temporanei.
Reddito di cittadinanza, la proposta di Orlando
Il ministro Orlando ha espresso l’intenzione di rivedere le attuali politiche attive del lavoro e modificare le regole del Rdc, con l’introduzione di una nuova condizione di accesso (e mantenimento) del sussudio.
Il nuovo sistema di sostegno che vorrebbe introdurre il ministro, di fatto, prevedrebbe l’obbligo di seguire corsi di aggiornamento e/o formazione necessari per poter continuare a percepire il sussidio. Ciò significa che, in attesa di trovare lavoro, il titolare della card dovrà continuare a studiare e allargare le competenza in ambito professionale, aumentando di fatto le possibilità di impiego.
In questo modo verrebbero risolti il problema dei tempi morti e di attesa, ma si punterebbe soprattutto a risolvere la questione dei giovani che non lavorano e che non sono impegnati in nessun percorso di studio o lavoro, i cosiddetti Neet.