Parte il reddito di cittadinanza, con le istruzioni necessarie per avere la card e i documenti da presentare. Tuttavia il decreto prevede che, se nel corso dell’anno si esaurissero le risorse, la misura verrebbe rimodulata, con riduzione dell’importo e stop alle nuove domande.
Si legge nel decreto: “In caso di esaurimento delle risorse disponibili per l’esercizio di riferimento, con decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro trenta giorni dall’esaurimento di dette risorse, è ristabilita la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell’ammontare del beneficio”. Nel frattempo, vengono sospese l’acquisizione di nuove domande e le prestazioni.
Premesso che saranno utili i chiarimenti di prassi, per capire come interpretare la norma, sil sito delle piccole-media imprese pmi.it sottolinea come la rimodulazione si applichi soltanto alle erogazioni del beneficio successive all’esaurimento delle risorse. La formulazione fa ipotizzare un meccanismo per cui, nel momento in cui si configura lo sforamento delle risorse, viene rideterminato il reddito di cittadinanza per tutti coloro che lo stanno prendendo, attraverso una rimodulazione delle mensilità erogate successivamente allo sforamento. Quindi, per fare un esempio, il titolare di una prestazione RdC da 500 euro al mese potrebbe vedersi ridurre il sussidio a 200 euro.
L’operazione richiede comunque un decreto ministeriale che fissi la percentuale di rimodulazione. Il tutto, infatti, sarà rapportato alla platea dei beneficiari.
Si tratta, in ogni caso, di un meccanismo che rende il reddito di cittadinanza un beneficio per certi versi a sportello (chi prima arriva meglio alloggia). Se ad esempio i fondi finiscono a metà 2019, saranno temporaneamente chiusi i termini per presentare domanda finché non sarà stato emanato il decreto di rimodulazione (dunque per almeno un paio di mesi).
I versamenti riprendono dopo l’emanazione del decreto, sulla base delle nuove regole stabilire dal provvedimento. Tutto questo, riguarda esclusivamente l’anno a cui si riferiscono le risorse. Quindi, per proseguire con l’esempio precedente, se le risorse si esauriscono nell’ottobre del 2019, il decreto stabilità la rimodulazione da applicare fino al dicembre 2019, poi dal gennaio 2020 l’assegno torna in misura piena.
Considerati i limiti di spesa previsti – 5,894 miliardi di euro nel 2019, 7,131 miliardi di euro nel 2020, 7,355 miliardi nel 2021 e 7,210 miliardi a decorrere dal 2022 – non è scontato che la rimodulazione si presenti necessaria. Di certo, qualora nel corso di un esercizio finissero i fondi, i primi sussidi erogati nel corso dell’anno saranno per forza di cose più generosi di quelli successivi.