Nutella, il Consorzio della nocciola boicotta Ferrero in Calabria

La multinazionale di Alba vuole espandere la sua produzione in Calabria. Ma il Consorzio di Valorizzazione e Tutela della Nocciola di Calabria di Torre di Ruggiero dice no

Oggi 5 febbraio è la Giornata nazionale contro lo Spreco Alimentare, ma è anche il World Nutella Day. Un’iniziativa nata dal basso, dai fan di Nutella, che nel 2007, su spinta della blogger americana Sara Rosso, hanno deciso di creare una giornata celebrativa per la Nutella.

Per quanto sia universalmente riconosciuta come la crema spalmabile alle nocciole più famosa al mondo, c’è chi non è affatto d’accordo con la “linea” Ferrero. Al di là delle roventi questioni legate all’utilizzo dell’olio di palma, che Ferrero impiega appunto nella preparazione della Nutella assicurando i consumatori che non è dannoso, duro è anche lo scontro sulle nocciole utilizzate e sulla questione lavoro.

Cosa prevede l’accordo di Ferrero in Calabria

Tralasciando la protesta social di Matteo Salvini che diceva “no” alla Nutella perché contiene nocciole turche, un “no” secco a Ferrero arriva oggi anche da parte del Consorzio di Valorizzazione e Tutela della Nocciola di Calabria di Torre di Ruggiero.

Ad oggi una nocciola su tre viene acquistata da Ferrero, che da tempo vuole espandere la sua rete di fornitura italiana. Ora, la multinazionale di Alba vorrebbe espandere la sua produzione in Calabria.

Un accordo è stato siglato proprio qualche giorno fa tra il colosso dolciario e la rete di imprese Calabria in Guscio, che ad oggi raggruppa 30 soci con attività che vanno dall’allevamento alle coltivazioni cerealicole, a cui ha presenziato Cia-Agricoltori Italiani della Calabria. I primi impianti di nocciolo in Calabria ci sono già, e l’obiettivo è raggiungere entro il 2023 una superficie di 500 ettari di nuove piantagioni sul territorio regionale.

Il progetto si articola su alcuni princìpi cardine: garantire ai produttori un impegno all’acquisto della materia prima nocciola; mettere a disposizione strumenti tecnologici per la gestione integrata e moderna delle piantagioni; impegno nel creare una nuova filiera corilicola italiana seguendo i principi della tracciabilità e sostenibilità delle produzioni; e mettere a disposizione le competenze di Ferrero e di importanti istituti di ricerca, in analisi “pedo-climatiche” per facilitare l’individuazione di aree idonee alla coltivazione del nocciolo.

Il Consorzio delle nocciole contro Ferrero

Il Consorzio della nocciola, però, non ci sta, perché mira a puntare su qualità e ricaduta occupazionale sul territorio calabrese, obiettivo che appare “impossibile” con la multinazionale di Alba, secondo il presidente Giuseppe Rotiroti. “La Ferrero in Calabria? La nostra produzione di nocciole è incompatibile con una logica globalizzata”, ha detto.

Da giorni si parla di una sorta di arrivo “salvifico” in Calabria della Ferrero, multinazionale che, questa la narrazione, determinerebbe la rinascita e il rilancio della filiera corilicola calabrese, spiega Rotiroti.

“Siamo stati contattati tre anni fa dalla Ferrero che si apprestava a lanciare il progetto Nocciola Italia e abbiamo risposto no. In primo luogo gli alberi, che ci donano la ‘tonda Calabrese’, non hanno le caratteristiche per una produzione più intensiva. Per gli obiettivi della Ferrero di fatto non basterebbe l’intero territorio vocato alla produzione e ricompreso tra i Comuni di Cardinale, Torre di Ruggiero e Simbario”.

Perché “no”

La storia produttiva calabrese parte dal Regno delle Due Sicilie, ha disegnato il territorio e consentito il raggiungimento di una qualità riconosciuta ormai a livello nazionale e internazionale. Il progetto della multinazionale invece richiederebbe grandi distese, una qualità ridotta a fronte di una quantità che sarebbe invece enormemente superiore. Le nocciole sarebbero poi trasformate fuori.

“La nostra scelta è quella della qualità e di una trasformazione del prodotto che deve avvenire qui, consentendo alle imprese di strutturarsi e ai territori di mantenere la propria identità. Noi, come Consorzio – sostiene ancora il presidente Rotiroti – abbiamo un sogno che, per fortuna, si sta lentamente trasformando in realtà. Abbiamo deciso di puntare sul piccolo imprenditore che intende diventare grande attraverso la qualità del proprio prodotto”.

Il punto più critico riguarda proprio la ricaduta occupazionale: secondo Rotiroti, le nocciole calabresi verrebbero poi trasformate fuori, e quindi l’operazione non permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro in un territorio, la Calabria, dove la disoccupazione giovanile è oltre il 50%.

Da tempo il Consorzio chiede al ministro Bellanova la convocazione del Tavolo Corilicolo nazionale: “Condividiamo le valutazioni espresse del presidente nazionale ‘Città della nocciola’ Rosario d’Accunto, secondo cui la corilicoltura non può e non deve essere abbandonata alle scelte delle multinazionali”.