A cosa serve la fattura elettronica semplificata

Scopriamo a cosa serve la fattura elettronica semplificata e quando può essere emessa. Tutte le regole per poterla usare

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Cos’è la fattura elettronica semplificata? Chi la può emettere? Questo documento è una fattura vera e propria, che può essere emessa dai titolari di partita Iva sino ad un importo massimo di 400 euro. La fattura elettronica semplificata, in estrema sintesi, risulta essere un’opzione a disposizione di quanti possono emettere una fattura elettronica, i quali hanno la possibilità di redigere un documento con meno informazioni rispetto a quelle contenute in uno ordinario.

Comunque vada è necessario mettere in evidenza che non è possibile utilizzare lo strumento della fattura elettronica semplificata – indipendentemente dal suo importo – per le seguenti operazioni:

  • cessioni intracomunitarie;
  • per le cessioni di beni e prestazioni di servizi – escluse le operazioni esenti – che sono effettuate nei confronti di un soggetto che è stabilito in un altro Stato comunitario, dove l’imposta deve essere versata.

Ma cerchiamo di analizzare quali sono gli aspetti più importanti della fattura elettronica semplificata. E quali sono i soggetti che possono trarre vantaggio dalla sua emissione.

Fattura elettronica semplificata: in consiste

A disciplinare l’emissione della fattura elettronica semplificata è l’articolo 21 bis del DPR n. 633/72, il quale prevede che questo particolare documento non possa superare la soglia dei 400 euro. La fattura elettronica semplificata può essere emessa in modalità elettronica o cartacea, nel caso in cui il titolare della partita Iva rientri tra le categorie di contribuenti che la possono ancora emettere in questa modalità.

La fattura elettronica semplificata ha lo stesso valore legale e contabile di quella ordinaria. Nella sua compilazione, però, è necessario inserire meno informazioni obbligatorie. L’importo massimo fatturabile è pari a 400 euro Iva inclusa. Grazie a questa sostanziale semplificazione di emissione, questo tipo di documento viene utilizzato principalmente dai piccoli commercianti al minuto, da artigiani e dalle PMI. Ma anche da molti professionisti.

Un esempio pratico dell’emissione della fattura elettronica semplificata si può notare nel mondo della ristorazione, laddove un cliente richieda una fattura al posto del documento commerciale. Fermo restando il limite dei 400 euro, è possibile emettere la fattura elettronica semplificata: è possibile inserire meno informazioni del cliente (solo il codice fiscale) ed indicazioni generiche circa il servizio che è stato reso.

Chi la può emettere

Le regole per l’emissione della fattura semplificata sono state dettate dall’articolo 21-bis del DPR n. 633/72. Tutti i soggetti passivi Iva hanno la possibilità di emettere la fattura semplificata, purché tengano a mente che:

  • l’operazione non sia superiore a 400 euro, Iva inclusa;
  • per la modalità semplificata è possibile emettere la fattura rettificativa, indipendentemente dal valore dell’importo.

Non è possibile, invece, emettere una fattura semplificata nei seguenti casi:

  • quando vengono effettuate delle cessioni intracomunitari, come previsto dall’articolo 41 del Decreto Legge n. 331/93;
  • quando vengono effettuate delle cessioni di beni e prestazioni di servizi, che siano effettuate presso dei soggetti passivi stabiliti in un altro Stato comunitario, nel quale è necessario versare l’imposta. In questo caso si tratta delle cosiddette operazioni non soggette ad Iva perché manca il requisito della territorialità, che sono effettuate da soggetti passivi stabiliti nel territorio dello Stato nei confronti di soggetti passivi debitori dell’imposta in un altro Stato membro con il meccanismo dell’inversione contabile. Operazioni per le quali in fattura deve essere apposta l’annotazione “inversione contabile“.

Informazioni obbligatorie da inserire

La fattura elettronica semplificata deve contenere obbligatoriamente alcune indicazioni, che nello specifico sono:

  • la data di emissione;
  • una numerazione progressiva, che la possa identificare in maniera univoca;
  • i dati completi del cedente: denominazione o ragione sociale, nome e cognome, residenza o domicilio del rappresentante fiscale e l’ubicazione della stabile organizzazione per i soggetti non residenti;
    partita Iva del cedente o prestatore;
  • ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome, residenza o domicilio del soggetto cessionario o committente, del rappresentante fiscale. Nonché ubicazione della stabile organizzazione per i soggetti non residenti;
  • una descrizione dei beni ceduti o degli eventuali servizi resi;
  • l’importo relativo al corrispettivo e dell’imposta incorporata. Devono anche essere inseriti i dati che permettono di calcolarla.

La fattura rettificativa

Nel caso in cui debba essere emessa una fattura elettronica semplificata rettificativa, oltre alle indicazioni che sono previste per la fattura semplificata, è necessario inserire anche il riferimento delle fatture che sono state rettificate.

In alcuni casi questo particolare aspetto potrebbe causare qualche piccolo problema operativo, nel caso in cui si dovesse effettuare una rettifica a fine anno per gli sconti derivanti dal raggiungimento di obiettivi prefissati e che potrebbe portare a richiedere l’indicazione nella fattura di tutti i documenti che sono stati emessi nel corso dell’anno e che risultano essere oggetto di variazione.

In questo caso può essere ragionevole applicare quanto chiarito all’interno della risoluzione n. 36/E/2008 dell’Agenzia delle Entrate, con la quale si afferma che è sufficiente indicare gli estremi contrattuali, la base di calcolo e la percentuale di sconto spettante.