Non c’è e, se c’è, è sempre più precario. L’onda lunga della crisi si abbatte sul lavoro: su chi ce l’ha e soprattutto su chi lo cerca. Escono in contemporanea due dati che danno il quadro generale e desolante del panorama occupazionale per i giovani.
Il primo viene dall’Istat secondo cui tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni nel terzo trimestre del 2010 raggiunge il 24,7% (con punte del 36% per le donne del Mezzogiorno). Un ragazzo su quattro resta fuori dal mondo del lavoro.
Un esercito di precari con laurea
Ma per chi riesce a entrarci le prospettive sono tutt’altro che rosee. Tra gli assunti di quest’anno due su cinque sono precari e nel 2010 saranno quasi 350mila i lavoratori – il 43% delle nuove assunzioni – totale con contratti flessibili. quasi due punti percentuali in più del 2009 (41,1%). Un dato altrettanto preoccupante rilevato dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza.
Nell’esercito dei 350mila precari prevalgono i collaboratori a progetto (oltre 180mila) e gli interinali (più di 164mila). E non è un esercito di manovali: i nuovi precari hanno spesso una laurea o un diploma e più della metà ricoprono ruoli specializzati.
La regione dove la deregulation del lavoro trionfa è la Lombardia con il 67,5% di nuovi contratti “flessibili”. Seguono il Lazio con 53,9%, il Friuli Venezia Giulia con 51,5% e il Veneto 49,5%. La regione che invece investe di più sulla stabilità del lavoro è il Trentino Alto Adige con il 15,7% di lavoratori precari sul totale delle nuove assunzioni .