Finalmente una storia a lieto fine per i lavoratori italiani. Almeno per ora. La Mahle, storica multinazionale tedesca che produce componentistica per il settore automotive e, in particolare, per i motori diesel in provincia di Torino, ha fatto marcia indietro. Nessun licenziamento in vista.
Lo scorso novembre l’azienda aveva annunciato la chiusura dei due stabilimenti piemontesi in provincia di Torino e il licenziamento di 452 lavoratori: 209 dello stabilimento di Saluzzo e 243 di quello di La Loggia. La Mahle aveva deciso di intraprendere la via, ormai comune, della delocalizzazione. La motivazione? Troppi pochi margini di guadagno della proprietà.
Ipotesi delocalizzazone ritirata
La produzione italiana sarebbe stata spostata in parte in Polonia, in parte in Turchia e il rimanente in Spagna. Un cambio decisivo di direzione, dovuto essenzialmente al futuro sempre più incerto del diesel in Italia.
Mentre non sembrano avere scampo i lavoratori di Whirpool e Air Italy, diversa la situazione per quelli di Conad-Auchan e della Mahle. Questi ultimi hanno vissuto per mesi la cassa integrazione, ma alla fine, grazie al sostegno di istituzioni e sindacati, sono riusciti a vincere la loro battaglia. Nessuno si aspettava un crollo così improvviso, ma sono riusciti a fare fronte comune e a difendere il loro lavoro. La Mahle ritirerà i licenziamenti.
Come si è chiuso il tavolo di crisi
Qualche giorno fa a Roma si è chiuso con questo impegno il tavolo di crisi. Durante l’incontro con il ministero per lo Sviluppo economico, Regione, enti locali e sindacati, l’azienda ha preso l’impegno di ritirare la procedura di licenziamento entro il 7 febbraio, data che era stata indicata come quella di chiusura definitiva, e chiedere un anno di cassa integrazione legata a un processo di reindustrializzazione che sarà sorvegliato dallo stesso ministero.
Sin dall’inizio della vertenza la Regione Piemonte ha lavorato in prima linea per mantenere le imprese sul territorio e salvaguardare l’occupazione dei lavoratori piemontesi. La Mahle ha accettato di ritirare il procedimento di licenziamento collettivo dei lavoratori.
Cosa succederà ora ai 452 lavoratori
L’accordo prevede il passaggio per una cassa integrazione per cessazione e reindustrializzazione, che verrà affiancato da una “forte azione di coordinamento e monitoraggio” della Regione, che metterà in campo tutte le politiche attive a disposizione ed eventuali incentivi alle imprese che si proporranno per rilevare i siti di Saluzzo e La Loggia.
La soddisfazione di istituzioni e sindacati
Una soluzione definita positiva, che consentirà di continuare a lavorare per mantenere le imprese sul territorio salvaguardando l’occupazione. “Ora si apre un percorso nuovo – ha commentato l’assessore Chiorino – grazie alla buona volontà di tutti, dalle parti sociali all’azienda, che si è resa disponibile a tornare sui propri passi considerando un’ipotesi alternativa al licenziamento collettivo, scelta che apprezziamo e auspicavamo”.
Soddisfatti anche i sindacati. “Il ritiro dei licenziamenti per noi era una condizione imprescindibile – ha detto al termine del vertice Igor Albera della Fim Cisl – ed è una buona notizia l’impegno del ministero a controllare l’andamento dei piani di reindustrializzazione. Tutto dipenderà dalla qualità del progetto, dalla concretezza e dal modo in cui sarà usato il tempo: perché se tutto dovesse naufragare, di qui a un anno i lavoratori si ritroverebbero punto e a capo”.