(Teleborsa)Quando si parla di lavoro, ahimè, i conti non tornano (quasi) mai. In sostanza, pure quando la coperta c’è, è sempre troppo corta. Con la crisi che fa, ormai da anni, la parte del leone, i dati sull’occupazione accendono un dibattito sempre attuale.
Nei primi 6 mesi del 2008, infatti, i lavoratori italiani erano stati in fabbrica o in ufficio per un totale di 22,8 miliardi di ore, nei primi 2 trimestri di quest’anno, invece, lo stock è sceso a 21,7.
I CONTI NON TORNANO – In buona sostanza, segnalano dall’Ufficio studi della CGIA, se a parità di occupati sono diminuite le ore lavorate, rispetto al 2008 i lavoratori a tempo pieno sono scesi e, viceversa, sono aumentati quelli a tempo parziale (contratti a termine, part time involontario, lavoro intermittente, somministrazione, etc.).
Se, infatti, nel 2008 i dipendenti full time erano l’86 per cento del totale, 8 anni dopo si sono abbassati all’81 per cento. Quelli a tempo parziale, invece, sono saliti dal 14 al 19 per cento del totale.
“Nonostante abbiamo recuperato gli occupati che avevamo prima della crisi – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – ciò è avvenuto a scapito della qualità dei nuovi posti di lavoro e della diminuzione della produttività nei settori più importanti che hanno trascinato verso il basso anche i livelli retributivi pro capite”.
Oltre a ciò, ricordano dalla CGIA, rispetto alla situazione pre-crisi l’Italia deve recuperare tra i principali indicatori economici 3 punti percentuali di consumi delle famiglie, 5,8 punti di Pil, 7 punti di reddito disponibile delle famiglie e ben 24,4 punti di investimenti.
SERVE TAGLIO DELLE TASSE – “Speriamo – conclude il Segretario della CGIA Renato Mason – che con la legge di Bilancio 2018 le risorse a disposizione vengano utilizzate per ridurre le tasse, in particolar modo attraverso il taglio dell’Irpef. Solo così possiamo sperare di rilanciare con vigore i consumi interni che, ricordo, costituiscono la componente più importante del nostro Pil”.