Controlli, leggi e regolamenti sono intesi spesso come ostacoli, in grado di gravare solo sui costi finali e ridurre la competitività rispetto a Paesi dove la cultura della sicurezza è più bassa. Valutazioni, assolutamente condannabili, da cui si dipanano gli orribili accadimenti che sono diventati quasi quotidiani, come il caso di Luana d’Orazio. La Procura sospetta che i sistemi di sicurezza dell’orditoio fossero manomessi per aumentare la capacità produttiva del macchinario.
Per una transizione competitiva
Oggi abbiamo l’occasione, grazie alla tecnologia, di cambiare radicalmente paradigma. Le soluzioni tecnologiche sul mercato sono innumerevoli. Alla transizione ecologica, si deve affiancare una transizione che noi definiamo sicurezza competitiva.
L’innovazione tecnologica applicata alla sicurezza diventa un fattore competitivo delle imprese italiane – e in generale europee – rispetto alla concorrenza nel mercato globale. Abbiamo competenze uniche, in grado di assicurare che il lavoro in fabbrica, nei cantieri, possa svolgersi non solo nel rispetto sempre più rigoroso dell’ambiente e delle persone, ma che sia anche altamente competitivo.
Riduzione del rischio, innovazione, efficienza: alcuni esempi
Sono numerosi gli esempi di questo equilibrio tra innovazione, riduzione del rischio, crescita dell’efficienza.
I cobot o robot collaborativi. Non sostituiscono il lavoratore, ma lo affiancano nello svolgimento dei compiti nelle catene di montaggio. Assicurano distanziamento, rischio ridotto e maggiore efficienza.
Comau la scorsa primavera ha presentato – prima in Europa – un esoscheletro. Sono strumenti leggeri e indossabili, che aiutano nel sollevamento e nella movimentazione. Consentono di spostare con facilità oggetti di peso, evitando danni e infortuni alla schiena. Con tutta probabilità presto saranno una presenza fissa nei cantieri.
I pannelli in metallo che servono per l’inscatolamento – qui siamo in uno dei settori di punta del made in Italy, il packaging – sono pesanti, per la sostituzione serve il fermo macchina. La loro sostituzione con materiali innovativi, come la fibra di carbonio, annulla o riduce al minimo la possibilità di farsi male, con un fermo macchina trascurabile.
Sempre nel settore manifatturiero si stanno diffondendo sistemi a sensoristica integrata indossabili. Siamo nel campo della wearable & security at work: caschi protettivi che segnalano al responsabile sicurezza quando un operatore decide di non usarlo, oppure guanti o indumenti che bloccano, quando si avvicinano troppo, un sistema tagliente o pericoloso.
Le imprese devono avere coscienza che l’innovazione ben gestita e oculata, oggi fa sì che occuparsi di sicurezza assicura un salto in avanti in termini di efficienza e produttività. Metto in sicurezza i lavoratori e produco di più.
Numeri
I dati che arrivano dall’Inail e anche dalle cronache di tutti o giorni non possono che spingere, con decisione, verso questa direzione. Gli ultimi dati parziali e provvisori diffusi dall’istituto raccontano che da gennaio ad agosto 2021 hanno perso la vita almeno 772 lavoratori e lavoratrici dipendenti, oppure appartenenti a particolari categorie (una media di 3,2 tragedie quotidiane). Inaccettabile.
Il governo, giustamente, ha annunciato una stretta, che dovrebbe passare per il rafforzamento del potere di sospendere le attività in caso di violazioni.
Il timore è che queste misure non siano sufficienti, se non agiamo alla fonte. La sicurezza deve essere intesa come un investimento che non riduce in alcun modo la produttività. La tutela del lavoratore non è solo un dovere morale imprescindibile, ma grazie alla tecnologia, diventa anche un passaggio fondamentale per creare produttività.
Ed è un peccato che il bando dell’Inail percorra logiche diverse. A parte il perverso gioco del click day, non sono previste dal procedimento valutazioni sul merito. Agli addetti ai lavori, agli imprenditori, appare uno strumento che finanzia gli impianti solo a chi è stato più veloce. E soprattutto manca il sostegno alla realizzazione di nuovi sistemi di sicurezza attiva.
La cultura della sicurezza supportata dalla tecnologia è a portata di mano, per trasformare un costo in un’opportunità. Un investimento win-win che allontana il pericolo dai luoghi di lavoro e rende le imprese più efficienti.
Riccardo Sotgiu – Amministratore delegato Loson e consigliere del Gruppo meccatronica di Assolombarda