E’ di pochi giorni fa la clamorosa uscita di Francesco Starace, l’amministratore delegato di Enel, secondo cui per condurre una grossa azienda nel turbine dei cambiamenti occorre “saper incutere paura nei dipendenti“. Un paradigma che ben si accompagna con le riforme del mercato del lavoro avviate un po’ ovunque in Europa, dal Jobs act italiano alla ‘Loi Travail’ francese, che alcuni vedono come riforme necessarie per ridare competitività all’Europa, altri come l’attacco finale della Finanza al costo e soprattutto ai diritti dei lavoratori.
Fra i secondi si schiera Diego Fusaro, filosofo che si definisce ‘marxiano’ ma che imputa proprio alla sinistra le debolezze che stanno spianando la strada all’affossamento dei diritti. “Quelle di Starace sono parole da condannare senza appello – scrive Fusaro su Lettera 43 -, che in altri tempi avrebbero scatenato giuste reazioni nel mondo dei lavoratori e destato una ferma reazione da parte dei sindacati e dei partiti vicini alle lotte del Servo. Oggi, invece, nel tempo del massacro di classe post-1989, nel tempo delle sinistre al soldo del Capitale e pronte a lottare solo per i diritti civili (il grande alibi per non occuparsi di lavoro e di diritti sociali), le parole dell’amministratore delegato possono passare tranquillamente. Come se fossero del tutto normali, fisiologiche, coerenti. Nessuna reazione, nessuna piazza mobilitata, nessun partito che prenda posizione”.
‘NON RIFORME MA MASSACRI’ – “I lavoratori oggi subiscono in silenzio la rimozione lineare dei diritti e delle tutele – prosegue Fusaro -. La lotta di classe c’è e la stanno vincendo i dominanti. È massacro di classe. Fino a quando? Il Jobs Act in Italia, la Loi Travail in Francia: sono tutte ‘riforme’ che – la tendenza è a livello europeo – andrebbero onestamente ribattezzate massacri programmati dei lavoratori e dei diritti. Se solo si avesse ancora il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. È questo, in fondo, il primo gesto rivoluzionario.
TUTTO EBBE INIZIO NEL 1989 – “Il 1989 – è l’analisi storica di Fusaro – è l’inizio e non la fine di una tragedia. Un anno di lutto e non di festa. Il solo a dover festeggiare dovrebbe essere, a rigore, il Capitale. Il 1989 è l’anno in cui il Capitale, senza il suo rivale storico, può iniziare a riprendersi tutto. Può trasformare la lotta di classe biunivoca in un massacro di classe univoco gestito dal Signore neofeudale. E il Servo precarizzato e riplebeizzato subisce in silenzio, muto e non più rappresentato. E mentre i lavoratori vengono umiliati, offesi, sfruttati, sottopagati, le sinistre che li hanno traditi hanno come unico orizzonte della lotta le battaglie contro l’omofobia”.
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