Si annuncia decisamente caldo l’autunno per l’esecutivo guidato da Mario Draghi che tra i tanti dossier urgenti da smistare sulla scrivania, deve mettere mano con urgenza a quello delle tante crisi industriali aperte.
Whirlpool, esplode la protesta
Giornata ad alta tensione ieri a Napoli diventata teatro della nuova protesta dei lavoratori. Per le tute blu partenopee, infatti, è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo comunicata dall’azienda la scorsa settimana dopo l’ennesimo tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Oltre 150 persone in sit-in alla stazione Centrale del capoluogo campano con i lavoratori dello stabilimento Whirlpool di via Argine che hanno bloccato i binari dell’Alta Velocità all’ingresso della Stazione Centrale di piazza Garibaldi, liberandolo subito dopo.
“Ci possiamo solo scusare per i disagi ma per le lavoratrici e i lavoratori della Whirlpool Napoli. Non si può accettare l’arroganza della multinazionale di ricorrere ai licenziamenti collettivi dopo due anni di lotta. Faremo tutto il possibile per contrastare questa decisione non lo merita la città di Napoli e il Mezzogiorno”, dice Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania, commentando il sit-in alla stazione Centrale di Napoli da parte dei lavoratori della Whirlpool dello stabilimento di via Argine a Napoli.
In mattinata erano arrivate le dichiarazioni del l’amministratore delegato di Whirlpool Italia, oltre che dell’area Emea, Luigi La Morgia che intervistato dal Corriere della Sera ha confermato che non ci sarà alcuna retromarcia. L’Italia è centrale per Whirlpool ma sulla decisione sullo stabilimento di Napoli non si torna indietro.
A Napoli, spiega, “l’attività produttiva è già terminata a fine ottobre, non è possibile” tornare indietro, “le lavatrici di alta gamma che erano prodotte a Napoli non hanno più mercato, quel modello non è più sul mercato. Da due anni diciamo che la produzione nello stabilimento di Napoli non ha futuro. Abbiamo provato in ogni modo a farlo funzionare. Ci abbiamo investito 100 milioni di euro negli ultimi 10 anni. Una volta esperite tutte le possibilità, però, bisogna affrontare il problema e cercare soluzioni vere, stabili, non a brevissima gittata”. Whirlpool, ha proseguito, “ha investito 800 milioni sull’Italia dal 2015 a oggi, di cui 280 negli ultimi tre anni. Continueremo su questa strada. L’impegno di una multinazionale nei confronti di una nazione è legato al valore che essa è in grado di generare. Whirlpool resterà il primo produttore di elettrodomestici in Italia. Detto questo, nemmeno Whirlpool può esimersi dal fare i conti con il mercato”. Sulla ricollocazione dei lavoratori di Napoli, “siamo disponibili al confronto”, ha detto La Morgia. “Aspettiamo che Invitalia metta in campo eventuali proposte di reindustrializzazione. A quel punto potremo valutare il nostro concreto contributo”.
Ieri è toccato anche ai lavorativi dell’ex ilva con lo sciopero nei siti del gruppo Acciaierie d’Italia indetto da Fim, Fiom e Uilm, che sollecitano risposte sul piano industriale e occupazionale. A Taranto si è svolto contestualmente un sit-in di decine di lavoratori diretti e dell’appalto e dirigenti sindacali davanti alla Prefettura.
“Parte la mobilitazione – ha sottolineato durante il presidio Pietro Cantoro della Fim Cisl – ormai il tempo è scaduto. Questo stabilimento non si regge più in piedi.
Non ci sono investimenti, non ci sono prospettive, il piano industriale latita. Ovviamente per responsabilità anche di chi ci rappresenta oltre che della multinazionale. Si sono insediati spendendo 400 milioni che non si sa come sono stati impiegati”.
Si sta “gestendo – ha aggiunto il sindacalista – una cassa integrazione al 52% vergognosa che sta portando alla fame i lavoratori. La rabbia sta per esplodere. Che diano soluzioni immediate”. I sindacati intendono consegnare un documento “al Prefetto di Taranto – si legge in una nota – con cui chiederemo un maggiore coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori e soprattutto risposte per il futuro di migliaia di lavoratori del gruppo ex Ilva e dell’appalto dello stabilimento siderurgico”.
Ed è in questo clima che si inserisce la riforma degli ammortizzatori annunciata dal Ministro Orlando che con lo sblocco dei licenziamenti si fa sempre più urgente.