Badanti, arriva l’esenzione dei contributi: a chi spetta

Un emendamento del M5S introduce la possibilità di detrarre integralmente i contributi fino ad un massimo di 3.000 euro nei prossimi tre anni

Arriva la detassazione dei contributi per i badanti. Una misura fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle, che ha presentato un emendamento al Decreto Lavoro, attualmente all’esame di Palazzo Madama, per l’esenzione integrale dei contributi previdenziali per 3 anni a favore dei lavoratori che assistono le persone anziane. Una misura che ben si inserisce nel quadro delle misure a favore della Terza Età inaugurate dal governo Meloni.

A chi spetta l’esenzione

L’emendamento ha ottenuto il via libera della Commissione Affari sociali del Senato e prevede l’esenzione al 100% dei contributi previdenziali, per un periodo di tre anni fino al 2025, e con un massimale di 3 mila euro, a favore di badanti neo assunte, anche conosciute come “addette alla cura della persona”, o in caso di trasformazione a tempo indeterminato di un contratto di lavoro domestico.

Il rinnovo del contratto

Ad inizio maggio è stato siglato il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) dei badanti, con tutte le sigle sindacali del settore che conta almeno 2 milioni di lavoratori. Come promesso dal governo ad inizio anno, il nuovo contratto ha consentito un adeguamento quasi completo delle retribuzioni all’inflazione ed al caro-vita hanno, aumentando lo stipendio del 9,2% in media rispetto al 2022 del 9,2%.

Nello stesso tempo, però, è stata concessa alle famiglie la possibilità di detrarre i contributi versati a favore della categoria, che risultano pressoché raddoppiati da 1.500 a 3.000 euro, offrendo un po’ d’ossigeno alle famiglie già aggravate dal caro-vita e dal caro bollette.

Quale esenzione?

Se la deducibilità integrale dei contributi versati può valere al massimo 3.000 euro, la deducibilità dell’intero costo (non solo i contributi ma anche le retribuzioni, ferie, tredicesima e TFR) potrebbe valere dai 2mila ai 5mila euro. E’ quanto rileva uno studio di Effe, presentato da Assindatcolf, associazione rappresentativa della categoria.

Se le famiglie italiane potessero portare in deduzione non solo i contributi ma l’intero costo sostenuto per l’assistenza di una badante – si sottolinea – potrebbero risparmiare tra i 2 ed i 5mila euro l’anno, a seconda della fascia di reddito, contrastando così gli aumenti retributivi e contributivi scattati da gennaio 2023 in favore dei lavoratori del settore, che nel 2024 subiranno un nuovo deciso incremento a causa dell’inflazione.

Per fare un esempio: una badante assunta a tempo pieno (54 ore settimanali), in regime di convivenza, costa 18.639,12 euro l’anno (16.224,24 retribuzione e 2.414,88 contributi). In questo caso, il datore di lavoro, oltre alla deduzione dei contributi versati per un massimo di 1.549,37 euro, ha anche diritto a portare in detrazione una minima parte della retribuzione (il 19% di 2.100), ovvero 399 euro su 16.224,24 euro. Se venisse introdotta la totale deduzione del costo potrebbe arrivare a risparmiare circa 3.700 euro nel caso di un reddito fino a 25mila euro, quasi 4.500 euro in presenza di un reddito fino a 35mila euro o, addirittura scendere sotto la no tax area nel caso di redditi che non superano i 15mila euro annui.