Il futuro è app. Tre milioni di posti di lavoro, per arrivare ad un totale di quasi 5 milioni di addetti, fra sviluppo, marketing ed amministrazione, entro il 2018. Di questi, 1,8 milioni di posti sono solo quelli degli sviluppatori di app.
E l’indotto della app economy schizzerebbe a 63 miliardi di euro nel 2018, partendo dagli attuali 17,5 generati da vendita app e servizi legati alla pubblicità per 6 mld, e da introiti da lavoro dipendente per 11,5.
A descrivere il radioso scenario occupazionale legato allo sviluppo dell‘app economy in Europa è lo studio della società americana GigaOm “Sizing the Eu App Economy“, per conto della Commissione europea.
L’Europa gioca un ruolo chiave nello svilupop del settore. Lo studio rivela che gli sviluppatori di app per i giochi dell’Ue sono i leader: 28 grandi società europee hanno creato il 40% delle prime 100 app di Ue e Usa per fatturato. Ma il successo non è distribuito in maniera uniforme: tre delle cinque maggiori società di questo settore sono nordiche (King.com, Supercell, Rovio), ma anche gli sviluppatori tedeschi, francesi, e britannici riescono ad avere un significativo numero di imprese che hanno successo con le app al di fuori dei loro mercati d’origine. E l‘Italia? Ancora indietro. Non mancano i talenti ma le imprese sono al palo: non vi sono aziende con applicazioni inserite nella top 50 al di fuori dei propri mercati.
Nonostante le prospettive positive a livello europeo, esistono ancora ingombranti scogli da superare nel vecchio Continente per consentire un decollo adeguato della app economy. Tra questi, il rapporto evidenzia: il gap dei salari con gli Usa, la formazione non sempre adeguata, l’eccessiva frammentazione del mercato telecom, il 4G ancora debole, la mancanza di interoperabilità tra le piattaforme e la dipendenzada piattaforme sviluppate dai colossi americani (Facebook e Google).
“Di fronte a tassi di disoccupazione giovanile in continua crescita, questi dati forniscono nuova speranza”, ha dichiarato Neelie Kroes, vice-presidente della Commissione europea. “Ma dobbiamo risolvere le criticità che riguardano la connettività e la frammentazione –un ulteriore motivo per completare il mercato unico delle telecomunicazioni”.
“Il boom delle app – e la relativa proliferazione di nuovi lavori legati al loro utilizzo -“, scrive Gianpiero Colletti su Il Sole 24 Ore, “rappresenta un cambio di passo paragonabile alla diffusione di massa di Internet nelle case e negli uffici. Non solo si creano nuovi lavori, ma si modificano anche quelli tradizionali”.