L’effetto lockdown si è dissolto e c’è chi comincia a dire addio a Netflix. Il gigante dell’intrattenimento deve affrontare per la prima volta dal 2011 la fuga di iscritta dalla piattaforma e il conseguente crollo delle azioni in borsa. Sono 200mila le disdette dell’abbonamento nel primo trimestre di quest’anno, alle quali bisogna aggiungere i 700mila account chiusi a marzo in Russia per la decisione di sospendere il servizio in seguito alla guerra in Ucraina.
Il conflitto rientra tra le cause della crisi, spiegata dallo stesso colosso streaming anche con l’aumento della concorrenza, la condivisione della password e l’inevitabile fine della spinta della pandemia che ha costretto per mesi milioni di persone a casa. Per questo Netflix deve adesso correre ai ripari, pensando anche all’introduzione della pubblicità.
Netflix perde abbonati e corre ai riparti: i numeri della crisi
Non accadeva dall’ottobre 2011 che Netflix perdesse abbonati: 200mila nei primi tre mesi dell’anno, ma che secondo l’azienda stessa potrebbero arrivare fino a 2 milioni in meno alla fine del trimestre in corso.
Il colosso dello streaming, che conta a oggi 221,6 milioni di abbondati, risente non solo dell’oscuramento del servizio in Russia, ma anche del calo di 600mila abbonamenti negli Stati Uniti e in Canada a causa del recente aumento dei prezzi, nonostante i numeri in rialzo provenienti dal Giappone e dall’India (qui avevamo già affrontato la crisi di Netflix e l’aumento degli abbonamenti).
Un bilancio molto al di sotto delle aspettative, che trascina il titolo a Wall Street di quasi il -40% bruciando 58 miliardi di capitalizzazione di mercato. Deludono le previsioni del mercato anche i ricavi cresciuti del 10% a 7,87 miliardi di dollari (a fronte di 7,93 miliardi attesi) e l’utile calato a 1,6 miliardi contro i 1,71 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Con una lettera inviati agli azionisti Netflix ammette come l’impennata degli abbonati durante la pandemia avesse lasciato immaginare che il calo del 2021 fosse dovuto solo alla fine dei lockdown. Ma la crescita dei ricavi è “rallentata significativamente” tanto da costringere l’azienda a un’analisi più profonda.
Tra le cause della crisi il colosso individua l’aumento della concorrenza (qui avevamo parlato dell’attesa per la nascita di una nuova piattaforma streaming), l’adozione lenta della banda larga e delle smart tv, la condivisione delle password e fattori macroeconomici come l’aumento dell’inflazione e l’invasione dell’Ucraina,
Secondo le stime di Netflix le persone che accedono agli account senza pagare condividendo gli accessi sono almeno “100 milioni, di cui trenta milioni nella regione che comprende Stati Uniti e Canada“.
Netflix perde abbonati e corre ai riparti: le possibili soluzioni
Per mettere un freno all’esodo di abbonati Netflix starebbe pensando a delle soluzioni partendo dalla più immediata: il via libera alla pubblicità sulla piattaforma così da permettere una riduzione del costo degli abbonamenti.
Ipotesi contemplata dallo stesso cofondatore e amministratore delegato del colosso californiano di Los Gatos, Reed Hastings, che ha aperto alla possibilità di abbassare i costi degli abbonamenti a oggi tra i 7,99 e i 17,99 euro al mese, con l’introduzione di inserzioni pubblicitarie entro un anno o due.
“Coloro che hanno seguito Netflix sanno che sono stato contrario alla presenza della pubblicità e sono un grande fan della semplicità degli abbonamenti” ha dichiarato il CEO di Netflix.
“Ma per quanto ne sia un fan, sono anche un grande fan dei consumatori a cui piace avere un prezzo più basso. Questi consumatori infatti sono tolleranti alla pubblicità per ottenere ciò che cercano e vogliono dal nostro servizio” ha aggiunto Reed Hastings.