Nei prossimi 20 anni il 35% dei lavori è a rischio a causa del sempre maggior impiego dei robot. Lo rivelano diversi studi di autorevoli autori (tra cui la Oxford University) ed è anche l’allarme lanciato recentemente dall’ex Ceo di McDonald Ed Rensi.
“E’ più economico acquistare un braccio robotico da 35.000 dollari piuttosto che assumere un lavoratore inefficiente che prende 15 dollari all’ora per impacchettare patatine fritte”, ha ammesso l’ex amministratore delegato della nota catena di fast food.
IL SALARIO MINIMO – L’ex ceo di McDonald ha scritto qualche giorno fa su Forbes la “tremenda verità sul salario minimo da 15 dollari”: la misura “spazzerà via migliaia di opportunità di lavoro scarsamente qualificato per gente che non ha molte altre opzioni”. Al sindacato che accusa l’azienda di fare profitti stellari mentre “migliaiaia di dipendenti non arrivano a fine mese”, Rensi ribatte che il 90 per cento dei punti vendita di McDonald’s “sono location indipendenti in franchising che non fanno milioni, ma guadagnano circa 6 centesimi per ogni dollaro speso”.
ROBOT AL POSTO DEI DIPENDENTI – Esiste però un modo per diminuire i costi e mantenere i profitti senza danneggiare i clienti: sostituire i dipendenti che stanno alla cassa con surrogati elettronici. La scelta, però, difficilmente favorirà la crescita di un segmento di mercato che impiega circa quattro milioni di persone, e di certo impedirà di assorbire i milioni di americani giovani e/o poco qualificati per i quali McDonald potrebbe offrire un posto appetibile: “Sospetto fortemente che gli organizzatori della campagna per il salario minimo a 15 dollari l’ora siano più interessati ad aiutare se stessi con la raccolta delle quote dei loro associati che ad aiutare gli impiegati”.
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