Gli acquisti effettuati su Amazon sono ormai un frequente appuntamento per molti: sono sicuri, il servizio offerto è customer-friendly e la rapidità di consegna è impressionante. Verdetto positivo quindi per precisione, puntualità e professionalità. Ma l’esperienza di un cliente americano pone qualche dubbio sulla sicurezza del sistema di supporto clienti.
Questo shopping addicted americano, praticamente Amazon-dipendente con una media di 600 dollari spesi ogni mese online, ha denunciato una pericolisissima falla nel sistema di supporto cliente: nella sua mail ha trovato un report con conversazioni mai avute con l’assistenza, realizzate da un hacker che grazie a un indirizzo fake è riuscito entrare in possesso dei suoi dati sensibili. Dopo aver contattato l’assistenza di Amazon per avere spiegazioni in merito, si è sentito rispondere: “Le faremo sapere”.
La stessa cosa si è ripetuta per altre due volte: lo stesso pirata informatico ha cercato di ottenere gli ultimi numeri della sua carta di credito, non più via mail ma direttamente al telefono. A quel punto, il cliente truffato e deluso, ha chiuso l’account Amazon: era loro responsabilità tutelare l’account e i dati sensibili, ma così non è stato fatto.
Ha denunciato l’episodio online e ha ricevuto diverse segnalazioni di casi simili, giungendo alla conclusione che sicuramente si deve fare attenzione nell’utilizzo di informazioni varie e carte di credito, ma certamente nell’era in cui viviamo l’informatizzazione riguarda anche questo, così come è assolutamente all’ordine del giorno fare acquisti online. Dal momento in cui un sito assicura che i dati sono al sicuro così dovrebbe essere, e la responsabilità di questa sicurezza non appartiene all’utente finale. Vedere la facilità con cui squadre di hacker (o a volte semplici sabotatori dispettosi) abbiano seminato il panico non è certo rassicurante per nessuno.
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