Si ingrandisce lo scandalo Facebook e nel mirino finisce proprio il suo fondatore, Zuckerberg, dopo che la Cambridge Analytica, società inglese di analisi di “big data”, è stata accusata di aver rubato 50 milioni di profili e di aver usato queste informazioni riservate per influenzare elezioni dall’America all’Europa, da Trump alla Brexit e oltre.
Intanto il social network affonda a Wall Street: decisamente negativo l’andamento del titolo, con un -5,35%.
COS’È CAMBRIDGE ANALYTICA – Lo rende noto l’Observer che dedica alla società di analisi di dati legata all’ex consigliere di Trump, Steve Bannon, una lunga inchiesta in cui cita Christopher Wylie, che aveva lavorato per la società insieme a un accademico di Cambridge per ottenere i dati, e che ora collabora con gli inquirenti americani e britannici: “Abbiamo sfruttato Facebook per raccogliere i profili di milioni di persone”.
QUANDO È SUCCESSO – Le informazioni personali relative a 50 milioni di profili Facebook di elettori americani sarebbero state raccolte senza autorizzazione all’inizio del 2014, per progettare un programma software per individuare “i demoni segreti” degli utenti da raggiungere con messaggi personalizzati per influenzare le loro scelte.
COME SONO STATI RUBATI I DATI – I dati sono stati raccolti attraverso un’app chiamata thisisyourdigitallife, programmata dall’accademico dell’Università di Cambridge Aleksandr Kogan. Attraverso la sua società Global Science Research (GSR), in collaborazione con Cambridge Analytica, centinaia di migliaia di utenti sono stati pagati per sostenere un test della personalità e hanno accettato di raccogliere i loro dati per uso accademico. Tuttavia, l’app ha anche raccolto le informazioni degli amici di Facebook dei partecipanti alla prova, portando all’accumulo di un pool di dati di decine di milioni di persone.
UTENTI IGNARI – I documenti visti dall’Observer e confermati da una dichiarazione di Facebook mostrano che alla fine del 2015 il social network di Zuckerberg aveva scoperto la violazione e aveva sospeso il rapporto con Cambridge Analytica. Tuttavia, non erano stati avvisati gli utenti ed erano solo state adottate misure limitate per proteggerne la privacy.
LA REAZIONE DI FACEBOOK – In una nota, Facebook fa sapere che sta conducendo un “controllo interno per accertare se i profili personali dei 50 milioni di utenti segnalati come dati utilizzati in modo improprio da un consulente politico esistano ancora”. Facebook sta “cercando di stabilire l’accuratezza delle accuse”, ovvero “che un ricercatore abbia fornito alla società Cambridge Analytica dati di user Facebook, a partire dal 2014, in modo inappropriato”. Paul Grewal, vice presidente Facebook, ha affermato di essere impegnato ad “applicare con forza tutte le politiche aziendali per proteggere le informazioni degli utenti“.