Italia zona rossa nei weekend, con regole e divieti più stringenti per arginare la diffusione del Covid, e zona gialla rafforzata con misure più severe. Sono queste le indicazioni del Cts per arginare i contagi di Covid e limitare l’impatto delle varianti. No al lockdown generalizzato, come ipotizzato in questi giorni: non rientrerebbe tra le indicazione del comitato e il governo Draghi non lo starebbe prendendo in considerazione.
Il problema dei test rapidi rispetto alle varianti
Le varianti hanno cambiato il volto dell’epidemia in Italia, facendo crollare l’età media del contagio e colpendo anche bambini e ragazzi, che nella prima e seconda ondata erano stati sostanzialmente risparmiati. Mentre arriva l’ottima notizia che il vaccino Pfizer blocca al 100% le varianti, emerge però che alcune varianti sarebbero “totalmente invisibili ai test rapidi”.
L’allarme arriva da Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, che anticipa un lavoro scientifico dell’Università di Padova che sarà presentato a breve. “Inserire i test rapidi nell’indice di positività è uno sbaglio” spiega.
Vaccini e Rt, come stanno le cose
Test inaffidabili, ritardi e gravi falle nella campagna vaccinale, e il virus che continua la sua corsa (qui le Regioni in colpisce di più). Il Governo punta ufficialmente a 60 milioni di somministrazioni entro fine giugno, obiettivo particolarmente ambizioso su cui Crisanti frena: “Come ha detto Draghi, bisogna promettere quello che si può fare” quindi “penso che non si debbano dare aspettative alle persone, come in 3 mesi vacciniamo 50-60 milioni di cittadini”.
Sarebbe utile seguire l’esempio inglese. L’Inghilterra ha implementato le misure restrittive quando i casi avevano raggiunto i 45mila e poi sono arrivati a 80mila, “bisogna far tesoro di quell’esperienza e decidere”. Ha immunizzato 20 milioni di persone in 3 mesi e mezzo e per farlo ha usato tutto quello che poteva usare: medici di base, pediatri, esercito.
L’Rt? “È un dato preciso ma ci dice quello che è successo 10 giorni prima, meglio l’incidenza per 100mila casi per prendere decisioni”. L’impianto del Cts scricchiola. Addirittura la prestigiosa rivista Nature arriva a criticare il Comitato scientifico italiano, bollandolo come inadeguato, visto che al suo interno “non c’è neanche un virologo”. Servono misure più efficaci. “Il virus non lascia spazio a soluzioni creative” sostiene Crisanti.
La ricetta di Crisanti per uscire dalla pandemia
Rispetto ai vaccini ha ribadito che “non si vaccina mentre c’è un’elevata trasmissione virale“, perché così si favorisce l’emergenza di varianti resistenti. Quindi nuove restrizioni appaiono inevitabili, ma non si può solo chiudere. Che fare, dunque? Ecco la strategia Crisanti per sconfiggere il virus e uscire dalla pandemia:
- bloccare la mobilità delle persone
- vaccinare più persone possibili
- creare un piano nazionale finanziato per il monitoraggio delle varianti
- creare un potenziamento del sistema di sorveglianza con tamponi
- lockdown totale dove si manifestino focolai, stile Codogno a inizio pandemia
- vaccinare oltre la soglia dell’immunità di gregge
- continuare in determinate circostanze distanziamento e mascherine
- creare un sistema di tracciamento efficace (“degno di un Paese sviluppato”, dice).