Un vaccino universale contro il Covid, l’influenza e gli altri virus: cosa sappiamo

La sfida del futuro, ma già anche del presente, è creare un vaccino che anticipi le possibili mutazioni dei virus, insegnando al sistema immunitario a riconoscere e combattere le varianti che potrebbero anche non esistere ancora

Non solo Covid. Da mesi si susseguono gli avvertimenti degli scienziati in merito a nuove pandemie che potrebbero coinvolgerci nei prossimi anni. Per avere un’idea di quanto si tratti di una possibilità tutt’altro che remota, senza tuttavia innescare inutili allarmismi, è utile sapere che in questo momento ci sono circa 1,6 milioni di virus sul pianeta che circolano tra i mammiferi e gli uccelli.

Di questi, circa 700mila potrebbero avere il potenziale per infettare l’uomo. Ad oggi, solo 250 sono stati identificati negli esseri umani. Gli altri sono ancora là fuori, semplicemente non hanno (ancora) fatto il salto di specie (qui i principali virus che potrebbero trasformarsi in pandemia secondo gli esperti).

Bene. Come si affrontano? Come sappiamo, a più di un anno dalla pandemia purtroppo ancora non esiste una cura certa contro il Covid. Diverse le sperimentazioni in corso, ma nessun farmaco ancora in grado di mettere la parola fine al virus.

“Super” anticorpi monoclonali e vaccini

I dati preclinici e gli studi clinici di fase III indicano che gli anticorpi monoclonali potrebbero essere rivoluzionari in questo senso, se impiegati per la prevenzione o il trattamento della malattia. Speciali “cocktail” di due o più anticorpi monoclonali insieme potrebbero, dicono gli studiosi, dare una risposta estremamente efficace (ve ne abbiamo parlato approfonditamente qui).

I vaccini, dal canto loro, sono la grande arma che già abbiamo in dotazione, e che sta già ridisegnando il volto della pandemia, almeno in quei Paesi in cui la campagna di immunizzazione procede a ritmi serrati. Le vaccinazioni hanno salvato più vite di qualsiasi altra procedura medica nella storia.

Come funzionerebbe un vaccino universale

Ora, la notizia è che in un futuro nemmeno così lontano potrebbe arrivare un vaccino universale per virus in rapida mutazione, come l’influenza.

Alcune intuizioni in merito arrivano da Arup Chakraborty e Raman Ganti del MIT-Massachusetts Institute of Technology di Boston, che hanno appena presentato i risultati di un progetto per utilizzare metodi statistico-meccanici per prevedere le caratteristiche degli antigeni ottimali per vaccini universali, applicabili anche alla creazione di vaccini ad ampia copertura per una gamma di virus, dall’HIV alla SARS-CoV-2.

Ogni anno, i medici iniettano milioni di vaccini antinfluenzali nelle persone di tutto il mondo. Questi vaccini contengono un antigene da un ceppo indebolito o inattivato del virus influenzale che stimola il corpo a produrre anticorpi. Questi anticorpi prendono di mira le cosiddette proteine spike che escono dai virus e vengono utilizzate dai virus per entrare nelle cellule.

Diversi anticorpi prendono di mira diverse regioni della proteina spike, quindi il corpo passa attraverso un processo evolutivo, che coinvolge le cosiddette cellule B, per selezionare quali anticorpi sviluppare. Gli anticorpi del virus influenzale più comunemente selezionati prendono di mira le regioni delle proteine spike che mutano rapidamente. Ciò significa che una volta che si sviluppa un nuovo ceppo di influenza, il virus può eludere le difese del corpo e deve essere creato un nuovo vaccino.

Fortunatamente, però, esistono regioni di proteine spike che variano raramente. Gli immunologi vorrebbero creare un vaccino che inneschi la produzione di anticorpi che prendono di mira queste regioni immutabili. La domanda per gli scienziati è come si possa vaccinare in modo tale che questi rari anticorpi diventino quelli dominanti.

Un vaccino universale in arrivo? Facciamo chiarezza

Ora, i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) del Vaccine Research Center (VRC) e dell’Istituto per la progettazione delle proteine (IPD) della University of Washington School of Medicine stanno sviluppando quello che potrebbe diventare il primo candidato vaccino antinfluenzale universale utilizzando nanoparticelle, che possa indurre una risposta immunitaria di lunga durata.

Nello studio, pubblicato sulla rivista Nature, i ricercatori hanno dimostrato che queste speciali nanoparticelle inducono risposte anticorpali potenzialmente neutralizzanti e ampiamente protettive contro un’ampia gamma di virus influenzali.

La sfida, quindi, è creare un vaccino che anticipi le possibili mutazioni dei virus, insegnando al sistema immunitario a riconoscere e combattere le varianti che potrebbero anche non esistere ancora.

Lo studio sui vaccini universali di Zeicher e Meng

Ora, un vaccino Covid-19 potrebbe fornire protezione contro ceppi esistenti e futuri dell’attuale coronavirus e altri coronavirus. Costerebbe circa 1 dollaro a dose e avrebbe mostrato risultati promettenti nei primi test sugli animali. I vaccini creati da Steven L. Zeichner e Xiang-Jin Meng di UVA Health hanno impedito ai suini di ammalarsi di un particolare coronavirus che colpisce questi animali.

Il vaccino è stato sviluppato utilizzando un approccio innovativo che secondo Zeichner potrebbe un giorno aprire la porta a un vaccino universale per i coronavirus, inclusi i coronavirus che in precedenza minacciavano pandemie o forse anche i coronavirus che causano alcuni casi di comune raffreddore.

Gli scienziati UVA e Virginia Tech hanno creato il vaccino utilizzando una nuova piattaforma inventata da Zeichner per sviluppare rapidamente nuovi vaccini. “La nostra piattaforma offre un nuovo percorso per produrre rapidamente vaccini a un costo molto basso che possono essere fabbricati in strutture esistenti in tutto il mondo, il che dovrebbe essere particolarmente utile per la risposta alle pandemie”.

Questo vaccino contro il coronavirus offre diversi vantaggi che potrebbero superare i principali ostacoli agli sforzi di vaccinazione globali. Sarebbe facile da immagazzinare e trasportare, anche in aree remote del mondo, e potrebbe essere prodotto in grandi quantità utilizzando le fabbriche esistenti per la produzione di vaccini.

Il vaccino di Zeichner e Meng ha un approccio per così dire insolito, proprio perché prende di mira una parte della proteina spike del virus, il “peptide di fusione virale”, che è essenzialmente universale tra i coronavirus. Meng e Zeichner hanno realizzato due vaccini, uno progettato per proteggere contro Covid-19 e un altro progettato per proteggere contro il coronavirus del maiali (PEDV), entrambi coronavirus e parenti lontani.

Un vantaggio dello studio della PEDV nei suini è che Meng e Zeichner potrebbero studiare la capacità dei vaccini di offrire protezione contro un’infezione da coronavirus nel suo ospite nativo, in questo caso i maiali. Il vantaggio per gli uomini è che i maiali sono anche molto simili in fisiologia e immunologia alle persone.

In alcuni risultati inaspettati, Meng e Zeichner hanno osservato che sia il vaccino contro la PEDV che il vaccino contro la SARS-CoV-2 proteggevano i suini dalle malattie causate dalla PEDV. I vaccini non hanno prevenuto l’infezione, ma hanno protetto i suini dallo sviluppo di sintomi gravi. I vaccini hanno anche innescato il sistema immunitario dei suini e l’hanno portato ad attivare una risposta immunitaria molto più forte rispetto all’infezione.

Se entrambi i vaccini PEDV e COVID-19 proteggessero i suini dalla malattia causata da PEDV e stimolassero il sistema immunitario a combattere la malattia, è ragionevole pensare che il vaccino Covid-19 proteggerebbe anche le persone dalla malattia Covid-19 grave, concludono gli scienziati.