Mentre continua il pressing del Cts sul Governo per misure anti-Covid più severe, buone notizie sul fronte vaccini arrivano dal ministro della Salute Roberto Speranza, che si dice convinto che il prossimo trimestre sia quello decisivo per le vaccinazioni. Dal 1° aprile inizia infatti il secondo trimestre “in cui ci aspettiamo l’arrivo di oltre 50 milioni di dosi, e puntiamo a raggiungere almeno metà della popolazione”.
L’altra buona notizia è che l’Aifa ha dato l’ok alla somministrazione di AstraZeneca anche agli over 65. Inoltre, a breve dovrebbe arrivare il vaccino Johnson & Johnson, il monodose che potrebbe realmente cambiare i tempi dei vaccini. Se tutto andasse per il meglio, alla fine del secondo trimestre dell’anno, cioè entro giugno, la maggioranza della popolazione sarebbe vaccinata e “entro l’estate conto che tutti gli italiani che lo vorranno potranno essere vaccinati”.
Sul piano organizzativo, dopo la discussa parentesi Arcuri, il neo commissario all’emergenza Covid Paolo Francesco Figliuolo sta cercando di imprimere una forte accelerata al piano vaccinale. Nelle prossime due-tre settimane, entro la fine di marzo insomma, il commissario ha assicurato che arriveranno in Italia oltre 7 milioni di dosi di vaccini.
Come cambia il piano vaccinale
La strategia di Figliuolo è chiara: i punti di somministrazione devono essere aumentati utilizzando ogni possibile soluzione, dai siti produttivi agli assetti della Protezione civile e delle Forze Armate. Esercito e Protezione civile consegneranno i vaccini ai medici di famiglia e hanno dato la disponibilità a portare i vaccini fino all’ultimo miglio dei luoghi di distribuzione, anche fin negli studi dei medici per velocizzare il loro coinvolgimento nella campagna se sarà necessario.
Durante il confronto con i ministri Roberto Speranza e Maria Stella Gelmini e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio per fare il punto, Figliuolo ha discusso della necessità di istituire un fondo di solidarietà per la campagna vaccinale accantonando l’1-2% da ciascuna consegna per la creazione di riserve da utilizzare con strategia reattiva nelle zone in cui il virus si propaga con maggiore forza e rapidità, anche a causa delle varianti.
Cosa prevede l’accordo per i vaccini presso i medici di base
Intanto, il 21 febbraio scorso è stato siglato un protocollo tra Governo, Regioni e sindacati per il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella campagna di vaccinazione anti-Covid. Si tratta in verità di un accordo quadro, si potrebbe dire, che indica solo il perimetro entro il quale operare (lo potete scaricare qui).
Secondo i calcoli della struttura commissariale, a vaccinare la maggior parte dei cittadini sarà il personale assunto con i bandi delle società interinali, oltre a quello già dipendente. Ma così resterebbero fuori comunque almeno 5 milioni di persone, quota che andrebbe appunto ai medici di famiglia e per cui lo Stato dovrebbe garantire un finanziamento di circa 60 milioni, cioè 12 euro a immunizzazione.
A stabilire i dettagli, come ad esempio l’ordine di vaccinazione dei cittadini e i compensi per i medici, ci saranno accordi regionali, che tra l’altro molte Regioni avevano già sottoscritto giocando d’anticipo sul Governo.
Sarà poi la struttura commissariale guidata da Francesco Paolo Figliuolo a fornire le dosi secondo le modalità che saranno individuate a livello regionale, tenendo conto delle caratteristiche di conservazione dei singoli vaccini e della disponibilità di strumenti di conservazione, trasporto e sicurezza, tenuto conto anche degli ordinari canali di gestione vaccinale nonché della popolazione da vaccinare.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento delle dosi, dovrà avvenire in tempi certi e in quantità tali da consentire ad ogni medico la possibilità di garantire ai propri assistiti le somministrazioni del vaccino, coerentemente alle diverse fasi della campagna vaccinale e ai relativi target di riferimento. In pratica, non replicare quanto accaduto durante la campagna di vaccinazione anti-influenzale, dove moltissimi medici sono rimasti a secco di fiale.
Per quanto riguarda il luogo della vaccinazione, saranno a disposizione gli studi dei medici stessi, o, in alternativa, è previsto l’intervento professionale dei medici di medicina generale presso i locali delle aziende sanitarie, cioè i tradizionali centri vaccinali, a supporto o presso il domicilio del paziente.
Ai medici spetta aggiornare in tempo reale l’anagrafe vaccinale: verrà utilizzata la piattaforma nazionale già attiva, che sarà opportunamente integrata con quella ordinariamente utilizzata dai medici di medicina generale.
Anche il compenso ai medici è disciplinato dagli accordi regionali: la tariffa base è comunque di circa 6 euro. Eventuali differenze per compensi più elevati devono essere coperte dalle Regioni.
Tra le novità è stato annunciato anche il coinvolgimento dei medici specializzandi attraverso un protocollo d’intesa da stipulare con le associazioni in cui si prevede la possibilità di stipulare contratti a tempo di massimo 6 mesi, rinnovabili se la pandemia dovesse perdurare, per poter effettuare le vaccinazioni al di fuori del tirocinio formativo. Verrebbe così accolta la richiesta degli specializzandi che lamentavano come il loro coinvolgimento fosse all’interno del tirocinio formativo e quindi senza compenso.
Le Regioni che hanno già sottoscritto gli accordi e quelle già operative
Al momento, secondo quanto confermato dalla Fimmg-Federazione Medici di Famiglia, le Regioni che hanno già attivato gli accordi territoriali sono:
- Basilicata
- Calabria
- Emilia-Romagna
- Lombardia
- Marche
- Piemonte
- Toscana
- Umbria
- Valle D’Aosta
- Lazio
- Puglia
- Provincia autonoma di Trento.
Le Regioni stanno comunque andando in ordine sparso rispetto alle categorie da vaccinare, sulla base dei vaccini che disponibili. Non tutte queste 12 però sono già partite operativamente. Sono ancora ferme:
- Calabria
- Lombardia
- Puglia
- Valle d’Aosta.
Il problema delle dosi
Il vero problema resta il numero di dosi, solo 10 a settimana: sono queste al momento quelle disponibili per ogni medico di famiglia nelle Regioni in cui si è avviato il coinvolgimento dei camici bianchi nella campagna di vaccinazione.
La denuncia parte dal segretario della Fimmg Silvestro Scotti, che spiega che sono ancora poche le Regioni partite con la vaccinazione negli studi o Asl sulla base di accordi territoriali. In questa prima settimana, “stimiamo in circa 100mila le dosi arrivate ai medici nelle Regioni partite. Un numero ancora scarso, mentre va sottolineato il ritardo di varie Regioni”.
In questo momento, nelle vaccinazioni anti-Covid, spiega, si sta creando una forte discriminazione nei confronti dei soggetti con patologie e più fragili: dal momento che il vaccino che sembrerebbe più disponibile è AstraZeneca, utilizzabile sì adesso anche per gli over 65 ma esclusi i “vulnerabili”, molte dosi non si stanno utilizzando per la categoria dei vulnerabili ma sono dirottate su altri soggetti meno prioritari.