Nuovo Dpcm, perché la Calabria con pochi contagi è zona rossa

La Regione è stata inserita tra quelle ad alto rischio insieme a Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta, nonostante i numeri contenuti: i problemi, infatti, sono altri

Il nuovo Dpcm divider l’Italia in macro-aree a seconda del rischio Covid. Lo scenario più preoccupante è il quarto, corrispondente a una situazione di massima gravità: le Regioni bollate come ‘zone rosse‘ sono Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria. Il ‘colore’ dipende da 21 parametri sanitari e strutturali individuati dal governo insieme al Comitato tecnico scientifico. Se le Regioni del Nord Ovest hanno una percentuale di contagiati che sembra giustificare misure restrittive, in tanti sono rimasti sorpresi dal notare come anche la Calabria sia stata ritenuta una zona ad alto rischio, nonostante un basso numero di positivi.

Nuovo Dpcm, perché la Calabria è zona rossa

A pesare, più del virus, è la condizione della sanità calabrese. I dati Covid raccontano di una Regione con 1,9 milioni di abitanti e un indice Rt sopra 1,5, con 5.830 positivi e 199 ricoverati, di cui 10 in terapia intensiva. Una situazione decisamente lontana da quella, più drammatica, del Nord Ovest, almeno secondo il presidente della giunta regionale, Nino Spirlì.

La Calabria sarà sorvegliata speciale per 15 giorni, prima di capire se potrà cambiare colore. Il problema però è complesso e riguarda soprattutto la situazione negli ospedali: dal blocco delle ferie del personale agli ospedali Riuniti di Reggio Calabria passando per la saturazione dei reparti di pneumologia e Malattie infettive a Cosenza. Tutti aspetti che pesano, e molto, nei 21 parametri sanitari che decidono il ‘colore’ della Regione.

Non va meglio il tracciamento: la Regione Calabria ha dovuto chiedere dei tamponi a Puglia e Sicilia, così da arrivare ad almeno 3 mila al giorno (soglia non sempre raggiunta).

La fotografia della sanità calabrese l’ha scattata anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Il primo cittadino ha spiegato che la Regione “viene chiusa non per l’alto numero di contagi tra la popolazione, ma per uno scarso livello di ospedalizzazione. Saremo chiusi perché dovevano essere fatte delle cose che non sono state fatte e andavano fatte, ancor di più negli ultimi mesi”. Il riferimento è al Centro Covid regionale, che non è stato realizzato.

Covid, Calabria in zona rossa: la rabbia del governatore Spirlì

Il governatore della Calabria, Nino Spirlì, ha spiegato di essere stato informato dal ministro della Salute Roberto Speranza, in merito all’inserimento della Regione nella lista delle zone rosse, alle 19:59. Quindi, 20 minuti prima del messaggio alla nazione del premier Giuseppe Conte. Secondo Spirlì “qui la gente creperà di fame senza motivo”.

Anche i cittadini non accettano il provvedimento imposto dal governo e annunciano iniziative di protesta. A Reggio Calabria, per esempio, è partito un passaparola sui social per dar vita ad un sit-in civico alle 18.30, in pieno centro, per marciare verso la Prefettura.