Lockdown, green pass rafforzato e terza dose: nuovo decreto in arrivo

Con l'incidenza Covid ancora in aumento in Italia, il governo Draghi valuta nuove e più dure restrizioni per i non vaccinati. Ecco cosa può cambiare

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Miriam Carraretto

Giornalista di attualità politico-economica

Da vent'anni giornalista e caporedattrice per varie testate nazionali, è autrice di libri e contributi su progetti di sviluppo in Africa e fenomeni sociali.

Incidenza ancora in aumento in Italia. Mentre l’indice di contagio Rt nazionale resta stabile a 1,21, quindi comunque al di sopra della soglia epidemica, l’incidenza Covid nel periodo 12-18 novembre è ancora in aumento, con 98 contagi su 100mila abitanti (la settimana scorsa era 78 su 100mila).

Lockdown, le ipotesi sul tavolo del governo

Nessuna Regione passa per il momento in zona gialla lunedì 22 novembre, ma il governo sta valutando l’opzione lockdown solo per i non vaccinati avanzata da alcuni governatori delle Regioni.

Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha chiarito che questa “non è la strategia da attuare con i numeri odierni. C’è qualche area del Paese che rischia di finire in zona gialla, ma la zona gialla non prevede grosse restrizioni, quindi al momento non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati”.

Ma ha anche precisato che questa strategia “eventualmente può essere valutata se qualche territorio dovesse passare in arancione“. La carta del lockdown solo per i non vaccinati “va tenuta sul tavolo, come tante altre opzioni, e si valuta di settimana in settimana a seconda dell’evoluzione dei numeri” continua Sileri. “Credo che sicuramente servano degli aggiustamenti, però quello che viene fatto è sicuramente compatibile con l’andamento della curva epidemiologica. È innegabile che abbiamo una situazione sotto controllo che deve essere monitorata, e come tale piccoli aggiornamenti possono essere fatti in itinere”.

In zona arancione le cose sarebbero diverse. Vito che la zona arancione prevede in automatico tutta una serie di restrizioni, come ad esempio la chiusura dei ristoranti la sera, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa a “Un giorno da pecora” ha anticipato che potrebbe essere “giusto” valutare di tenere aperte queste attività e dare la possibilità di usufruirne solo a chi si è vaccinato.

Austria: lockdown e vaccino obbligatorio per tutti

Quindi il governo si lascia quantomeno aperta questa possibilità, sulla scia dell’Austria, che però nel frattempo ha già cambiato tutto. Quello che era partito, con grande clamore, come lockdown solo per i non vaccinati, è già diventato lockdown per tutti e obbligo di vaccinazione.

Dopo i laender dell’Alta Austria e di Salisburgo che avevano anticipato la decisione, il governo di Vienna ha deciso di estendere le restrizioni a tutto il Paese e a tutti i cittadini, vaccinati e non. Il blocco scatterà lunedì 22 novembre e durerà almeno 20 giorni: chiude tutto, a parte scuole e negozi che vendono prodotti di prima necessità. L’obbligo vaccinale partirà il 1° febbraio 2022: l’Austria è il primo Paese Ue a imporlo.

Terza dose vaccino in anticipo

Intanto il governo Draghi si mette ai ripari. Come prima mossa anticipando la terza dose di vaccino. Le attuali evidenze mostrano dopo circa 6 mesi dalla vaccinazione un iniziale decadimento del livello di efficacia dei vaccini nei confronti delle forme sintomatiche, pur mantenendo un’elevata capacità protettiva nei confronti delle forme severe di malattia.

La decisione è dovuta alla necessità di accelerare la campagna di somministrazione dei richiami per mantenere un’elevata protezione individuale e ridurre il più possibile la trasmissione di Covid (qui chi deve prenotare la terza dose di vaccino e chi no, e come fare in ogni Regione).

“La curva del contagio sale nel nostro Paese e, ancora di più, nei Paesi europei vicini all’Italia. Il vaccino è lo strumento principale per ridurre la diffusione del virus e le forme gravi di malattia”, ha aggiunto il ministro della Salute Roberto Speranza. Che sta preparando anche un decreto ad hoc per fissare l’obbligo della terza dose per i sanitari. “Il nostro parere è stato che la vaccinazione è lo strumento che ci ha fatto ridurre i contagi, e quindi non possiamo che essere d’accordo” ha commentato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli.

Il commissario all’emergenza Figliuolo ha annunciato in una circolare inviata alle Regioni e alle Province autonome che si può già partire da lunedì 22 novembre con la dose cosiddetta booster per chi appartiene alla fascia 40-59 anni, purché sempre siano trascorsi almeno 6 mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione. Per ora, dunque, non passa l’ipotesi di anticipare il richiamo dopo 5 mesi, anziché 6.

Green pass rafforzato

L’Esecutivo studia anche un green pass rafforzato: regole più severe per chi decide di non vaccinarsi, veri e propri divieti. Bar, ristoranti, cinema, teatri e tutti i luoghi al chiuso potrebbero essere chiusi ai non vaccinati.

Il premier Draghi fino adesso si è mostrato cauto rispetto alla possibilità di restringere le maglie a chi non è immunizzato, ma anche lui ora si starebbe convincendo che sia l’unica strada percorribile per non vanificare gli sforzi fatti fino a qui, soprattutto con una campagna vaccinale tra le più efficaci al mondo.

Una rimodulazione del green pass dovrebbe riguarda quasi sicuramente anche la durata della certificazione verde. Quasi certamente – ma tutto verrà chiarito nel decreto di prossima emanazione – passerà da 12 a 9 mesi. Il Consiglio dei ministri si starebbe dunque preparando, già dalla prossima settimana, ad adottare le nuove regole per il “passaporto” verde, anticipandone di ben 3 mesi la scadenza.

Perché la terza dose è fondamentale

Mentre i dati sulla terza dose che arrivano da Israele sono estremamente promettenti, anche l’Ema insiste. La terza dose di vaccino contro il Covid dovrebbe essere data alla maggior parte della popolazione (qui tutti i possibili effetti collaterali).

“Stanno continuamente emergendo dati che corroborano il fatto che il richiamo, presto o tardi, dovrebbe essere dato alla maggioranza della popolazione per ripristinare la protezione che abbiamo visto inizialmente dopo la vaccinazione primaria” spiega il responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid-19 dell’Agenzia europea del farmaco Ema, Marco Cavaleri, all’Adnkronos.

I diversi Stati membri stanno mettendo in atto campagne leggermente differenti, pur se tutte con l’obiettivo di assicurare che i vulnerabili, che sono più a rischio, vengano protetti col booster quando questo rischio di infezioni breakthrough, cioè derivanti dai contagi che bucano la protezione vaccinale, diventa troppo alto e inaccettabile.

La dose booster può ripristinare la protezione contro l’infezione e la malattia, in tempi di variante Delta dominante, precisa. Ci si aspetta che il richiamo riporti ai livelli originari di protezione, che vediamo dopo il completamento della vaccinazione primaria, “inclusa appunto la protezione dall’infezione, che è importante per ridurre la circolazione di questo virus”.

L’Ema ha precisato che gli studi accademici supportano le strategie cosiddette “mix and match” nella somministrazione della dose booster di vaccino anti-Covid, ossia richiami effettuati con un prodotto basato su un vaccino diversa rispetto al ciclo primario di immunizzazione.

Inoltre, gli stessi studi stanno valutando anche intervalli più brevi di 6 mesi tra la fine del ciclo primario e il booster. Su questo e sulla valutazione del vaccino Pfizer per i bambini da 5 a 11 anni potrebbe già arrivare una decisione entro fine di novembre.