Aumentano in Italia, in percentuale, i casi di contagio da variante Delta e da variante Kappa. I numeri assoluti riportati dal monitoraggio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità relativi alla settimanta tra il 21 e il 27 giugno sono in calo, ma la presenza di questi ceppi sul territorio italiano non fa dormire sonni tranquilli agli scienziati e al Governo.
In questi giorni abbiamo imparato a conoscere bene la variante Delta, considerata la grande attenzione mediatica che l’ex variante indiana sta ricevendo. Sappiamo ancora poco invece della variante Kappa, molto simile per origine e trasmissibilità.
Covid, da dove è arrivata la variante Kappa
La variante Kappa deriva dalle linee B.1.617.1, B.1.620 e B.1.621 ed è considerata dalle autorità sanitarie europee una variante di interesse, o Voi. A differenza delle Voc, le varianti sottoposte a monitoraggio costante perché creano preoccupazione, non è per ora una osservata speciale.
Si ritiene finora che sia arrivata in Europa attraverso i viaggi, ed è stata identificata per la prima volta in India e in Colombia. È geneticamente imparentata alla variante Delta, tanto che per tempo è stata considerata una sua sottovariante.
Secondo gli studi finora condotti, sarebbe molto contagiosa rispetto agli altri ceppi, e si diffonderebbe in particolare tra le fasce più giovani della popolazione, in particolare quella compresa tra i 12 e i 20 anni.
Trattandosi della fascia di popolazione più vulnerabile ai contagi considerando la bassa copertura vaccinale e le maggiori opportunità di contagio dovute ad assembramenti in ambienti meno controllati, in particolare durante l’estate, con le scuole chiuse e la voglia di incontrarsi e andare in vacanza.
Covid, variante Kappa: perché fa paura
Brett Sutton, dirigente del dipartimento sanitario di Victoria, in Australia, dove sono stati osservati focolai di questo ceppo, ha dichiarato che la sua contagiosità è simile a quella del morbillo, dunque davvero molto alta, in particolare rispetto alla variante attualmente dominante, la Alfa o inglese, che a sua volta si trasmetteva più facilmente del coronavirus non mutato.
L’esperto ha sottolineato che potrebbe causare forme di Covid più gravi proprio tra i giovani, anche se la teoria non è stata confermata. Non è stata ancora stilata una vera lista di sintomi caratteristici, e sono quindi da monitorare tutti quelli già noti associati al Sars-Cov-2.
Pur non rappresentando un pericolo diretto per la gravità della malattia, a preoccupare è la possibilità che il virus inizi a diffondersi più velocemente, arrivando a quelle fasce di popolazione che per anagrafica o resistenze dei singoli non hanno raggiunta una buona copertura vaccinale.
Nel Regno Unito, dove la variante Delta ha causato un nuovo picco di contagi, l’alto numero di vaccini anti Covid somministrati ha permesso di limitare al minimo i ricoveri in terapia intensiva e i decessi.