Finalmente si intravedono importanti segni di miglioramento riguardo alla situazione Covid in Italia. L’epidemia rallenta, dopo mesi difficili. La circolazione della variante inglese, in Italia attorno al 90% di diffusione, e la presenza di altre varianti che potrebbero rendere meno efficaci i vaccini, anche se ad oggi poco si sa, richiede di continuare a mantenere cautela e gradualità nella gestione dell’epidemia.
I nuovi dati Covid in Italia
Tuttavia, secondo l’ultimo report Iss che fotografa i dati relativi al periodo 19-25 aprile 2021, si registra ancora una diminuzione dell’incidenza settimanale, che scende a 146 casi per 100mila abitanti, contro i 157 della settimana scorsa.
Anche se la campagna vaccinale progredisce sempre più velocemente, con il commissario Figliuolo che punta adesso al milione di somministrazioni giornaliere, dopo il picco raggiunto delle 500mila, complessivamente l’incidenza resta elevata e ancora ben lontana da livelli che permetterebbero il contenimento dei nuovi casi, pari a 50 per 100mila abitanti.
Scendono anche indice Rt, che per quanto poco affidabile perché sempre molto in ritardo continua a essere usato come parametro dall’Istituto Superiore di Sanità e dal ministero della Salute: nel periodo 7-20 aprile 2021 l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,85.
Anche il rischio migliora: nessuna Regione a rischio alto, 11 invece con rischio moderato, di cui nessuna ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane. 10 hanno una classificazione di rischio basso, di cui solo 1 ad alto rischio di progressione a rischio moderato.
Scende, ma rimane alto, anche il numero di Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o aree mediche sopra la soglia critica: 8 Regioni contro le 12 della settimana precedente.
Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al virus e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione nei primi dieci giorni di aprile.
La nuova mappa: i colori delle Regioni da lunedì 3 maggio
Proprio sulla base di questi dati il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato nuove ordinanze in vigore da lunedì 3 maggio.
Le prima pone in zona rossa la Valle d’Aosta e la seconda porta in area arancione la Sardegna, che dopo essere stata a prima – e unica – Regione a guadagnarsi la zona bianca è clamorosamente retrocessa in rosso in appena tre settimane.
Dal 3 maggio, dunque, la nuova mappa a colori dell’Italia è questa:
- zona gialla: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Toscana, Umbria e Veneto
- zona arancione: Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna
- zona rossa: Valle d’Aosta.
Vaccini, il nuovo piano di Figliuolo
Ma l’Italia finalmente sui vaccini inizia ad accelerare. “Il prossimo step sarà sulle classi produttive. I vaccini arriveranno, maggio sarà un mese di transizione. Dopo pensiamo all’estate”, ha detto il commissario straordinario all’emergenza Coronavirus durante l’inaugurazione dell’hub vaccinale di Porta di Roma, ribadendo che “dobbiamo seguire il piano in maniera ordinata e coerente e quindi concentriamoci sugli over 65”.
Serve premere sulle classi over 60, per le quali la media di somministrazioni nazionali è ancora bassa, spiega. E quando si saranno messi in sicurezza gli over 65 si potrà aprire a tutte le classi di età.
A imprimere una notevole spinta alle vaccinazioni saranno le dosi in arrivo a maggio e giugno: circa 17 milioni questo mese e 30 il prossimo, anche se ci sono da considerare quelle destinate ai richiami di chi ha già effettuato la prima dose.
Vaccini Covid in azienda
“Abbiamo il potenziale, l’organizzazione la dobbiamo affinare un po’” spiega. Bisogna aumentare i punti vaccinali, anche attraverso i punti aziendali, “così da vaccinare in fretta”. Sono già 732 i siti aziendali accreditati come hub vaccinali dal commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo.
Anche se per i vaccini in azienda restano non poche criticità. Oltre il 55% delle aziende, interpellate da Aidp, si è detta pronta ad attivare il piano, ma i problemi logistici e organizzativi rimangono.
Diverse imprese si dicono disponibili a vaccinare non solo le famiglie dei dipendenti, ma anche i dipendenti di altre aziende e tutte le persone del territorio di appartenenza: il 48% dei direttori del personale ha dichiarato la disponibilità per vaccinare dipendenti e familiari, il 5% aprirà anche ai dipendenti di altre aziende. Il 9% si rende disponibile a vaccinare tutti i residenti del territorio. Il 38% ha dichiarato di avere già al suo interno una struttura idonea per gestirei vaccini in azienda. Il 42% sta valutando cosa fare e il 18% si è detta non ancora attrezzata.
Ma quanto costerà vaccinare in azienda? In base alle prime stime si parla di una cifra tra i 15 e i 20 euro a lavoratore.
Vaccini a scuola
Il commissario ha anche anticipato che sta ragionando su possibili vaccinazioni nelle scuole, “come si faceva una volta negli anni 70”. L’obiettivo è arrivare a inoculare sempre il 90% di dosi, questo è lo sviluppo del piano. Sarà un’estate in cui servirà cautela, sottolinea il capo della protezione civile Fabrizio Curcio, ma un’estate che dovrà necessariamente essere all’insegna della ripresa.
E proprio a scuola oggi lunedì 3 maggio rientrano tantissimi studenti per via dell’aumento delle zone gialle in Italia e della novità sulle scuole superiori, che organizzano in autonomia le attività in presenza dal 70% al 100% dei propri studenti. Come riportato da tuttoscuola.com, il numero di alunni in presenza per tutti gli ordini è compreso tra 7,7 e 8,5 milioni, cioè tra il 90% e quasi il 100% di tutti gli studenti italiani.
Riguardo alle fasce più piccole, sappiamo che stanno procedendo le sperimentazioni dei vaccini su bambini e adolescenti. Sono due i vaccini, uno di Moderna e l’altro di Pfizer/BioNTech, e sono entrambi a Rna messaggero. La prima sperimentazione in fase 2/3, condotta da Moderna è iniziata negli Stati Uniti nel dicembre 2020 su 3mila ragazzi fra 12 e 17 anni. La multinazionale ha appena avviato un secondo studio, “KidCove”, anche questo in fase 2/3 su 6.750 bambini da 6 mesi a 11 anni.
E stanno già arrivando i primi risultati preliminari di questi studi. Non solo: ci sono i presupposti per ipotizzare che la loro autorizzazione da parte delle attività regolatorie possa arrivare in tempo per la riapertura delle scuole a settembre, ha anticipato all’Ansa l’immunologo Sergio Abrignani dell’Università Statale di Milano e membro del Comitato Tecnico Scientifico.