L’allarme Coronavirus continua a diffondersi. E anche se è fuori luogo parlare di psicosi, cresce la preoccupazione. Soprattutto dopo l’annuncio da parte del premier Giuseppe Conte di due casi accertati di contagio in Italia. E dopo il caso, però rientrato, del pericolo contagio a bordo della nave Costa Smeralda ferma al porto di Civitavecchia, che ha fatto restare bloccate per ore i passeggeri. Il sospetto era arrivato per due turisti, moglie e marito, cinesi di Hong Kong. Alla fine la donna presentava solo “lievi sintomi influenzali”.
Le vittime crescono di ora in ora. Le autorità sanitarie di Wuhan hanno adottato misure drastiche come restrizioni ai trasporti, blocco della produzione industriale, cancellazione di eventi e la chiusura di luoghi pubblici in un’area che interessa 40 milioni di persone. Stanno costruendo a tempi di record un nuovo ospedale solo per i malati da Coronavirus, che dovrebbe essere pronto agli inizi di febbraio. Le Borse crollano e Wall Street segna rosso.
La paura corre, così tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita “emergenza sanitaria internazionale”. E così tanto da generare effetti a catena anche sulle tantissime attività commerciali cinesi in tutto il mondo.
Fuga dai ristoranti cinesi
Ne sanno qualcosa i ristoranti cinesi che popolano le nostre città, da Nord a Sud. Nonostante l’OMS e il Ministero della Salute stiano continuando a chiarire che non c’è alcun possibile rischio contagio del virus attraverso il cibo, gli italiani stanno letteralmente boicottando i ristoranti cinesi.
Le autorità sanitarie hanno confermato che l’agente patogeno ha origine da animali selvatici venduti in un mercato di frutti di mare a Wuhan e che l’incubazione può variare da uno e 14 giorni.
“La gente ha paura, vedono la televisione, le persone che girano in Asia con la mascherina sul viso, i morti, il rischio di contagio in Cina, e si fanno prendere dalla psicosi” spiegano i ristoratori. Ma ricordiamo che moltissimi ristoranti cinesi acquistano le materie prime dall’Italia. Inoltre, in Europa è vietata l’importazione di animali vivi o di carne cruda dalla Cina.
Il calo a Milano e Roma
Per darvi qualche numero, solo a Milano e in provincia la popolazione cinese residente arriva a superare le 40.400 persone e ci sono oltre 1.500 attività nella ristorazione. Se parliamo delle attività in ogni settore si arriva a 15 mila. La ristorazione è sicuramente il settore in Italia che sta risentendo di più degli effetti negativi del Coronavirus.
“Nelle ultime 24-48 ore a Milano e nell’hinterland abbiamo registrato il 20% in meno di presenze. Mentre sulle altre attività le conseguenze sono molto marginali”, ha spiegato Luca Sheng Song, presidente di Uniic, l’Unione Imprenditori Italia Cina. Dato molto simile anche a Roma.
Quali rischi si corrono
Che la psicosi da ristoranti cinesi sia assolutamente infondata lo confermano gli esperti: “Il nuovo Coronavirus – spiega l’infettivologo Massimo Andreoni – ha fatto il salto di specie dall’animale all’uomo in un mercato di animali vivi a Wuhan. E ora è ulteriormente mutato diventando in grado di trasmettersi da uomo a uomo”. La paura è lecita, ma è necessario informarsi e capire bene quali sono davvero i rischi. “Né gli oggetti né il cibo del ristorante possono veicolare il microrganismo”.
Tra gli effetti negativi c’è poi anche da considerare la contrazione del turismo proveniente dalla Cina. “Alberghi, ristoranti e negozi potrebbero perdere una discreta fetta di introito da un popolo in via di sviluppo e abituato a spendere” dice Assoturismo. Solo per dare un dato, nel mese di novembre 2019 a Roma sono arrivati circa 26mila cinesi che hanno sviluppato quasi 40mila presenze.
A Milano ogni mese il turismo cinese porta 300 milioni di euro tra alberghi, shopping e ristoranti. Oggi siamo a -40% rispetto al periodo precedente al virus, ha detto il sindaco Beppe Sala.
Qui trovate il nostro approfondimento su come si presenta il virus e come proteggersi.